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Giustizia per Abba, ucciso per un pacco di biscotti

Condannati a 15 anni e 4 mesi i proprietari del bar che un anno fa hanno ammazzato a colpi di spranga il diciannovenne del Burkina Faso

Milano – 17 luglio 2009 – Quasi un anno fa, precisamente il 14 settembre 2008, Abdul Salam Guibre, un diciannovenne del Burkina Faso – ormai cittadino italiano -, è stato ucciso a colpi di spranga. Succedeva a Milano in via Zuretti, non lontano dalla Stazione Centrale, per un motivo che lascia senza parole: Abba – così lo chiamavano gli amici -, pare abbia tentato di rubare un pacco di biscotti dal bar ‘Shining’. Ieri, gli autori dell’omicidio e proprietari del bar, Fausto e Daniele Cristofoli, padre e figlio di 51 e 31 anni, sono stati condannati a 15 anni e 4 mesi.

Dopo aver passato la notte precedente all’omicidio girovagando per alcuni bar di Milano, secondo la ricostruzione degli inquirenti, Abba e due suoi amici, anche loro di colore, si sono fermati di prima mattina al chiosco mobile gestito dai Cristofoli, dove avrebbero rubato alcune confezioni di biscotti. Padre e figlio Cristofoli quando si sono accorti del furto hanno inseguito i tre ragazzi. Le minacce e gli insulti razzisti, tra cui l’espressione “negri di merda”, si sono trasformati presto in una vera e propria aggressione ed è nata una lite con Abba che è stato colpito alla testa da una spranga di ferro. Trasportato in coma all’ospedale Fatebenefratelli muore poche ore dopo.

Il suo omicidio scatena proteste e gli amici, in una manifestazione del 20 settembre scorso, prendono di mira il bar di via Zuretti. La rabbia e’ esplosa negli slogan per chiedere ”giustizia” e per ricordare ”che non siamo animali”, e ”che la vita di un ragazzo non vale un pacco di biscotti’. I Cristofoli, padre e figlio, già noti alle forze dell’ordine, ammettono le loro responsabilità e per loro si aprono le porte del carcere. Rinviati a giudizio il 6 marzo scorso oggi per loro e’ arrivata la sentenza.

Della vicenda di Abba si sono interessati nei giorni successivi all’omicidio anche Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio e Walter Veltroni, allora segretario del Pd. Berlusconi, in un’intervista a Porta a Porta ha affermato di "aver parlato con i responsabili del ministero dell’Interno che mi hanno espresso il convincimento che nella vicenda di Milano non c’entra niente il razzismo e il colore della pelle". Di diverso avviso Veltroni per cui "l’assassinio di un ragazzo a colpi di spranga, gli insulti per il colore della sua pelle sono il frutto di un clima pesante e di odio. E’ una tragedia insopportabile per chiunque abbia a cuore il rispetto delle persone e la tolleranza".

I difensori degli imputati avevano chiesto il rito abbreviato che prevede in caso di condanna uno sconto di pena. Il 14 maggio l’udienza del processo era stata rinviata ad oggi per consentire ai due imputati di vendere una casa per avere il denaro necessario per il risarcimento nei confronti della famiglia della vittima. Nel corso del processo i due imputati hanno chiesto perdono ai genitori di Abba che però hanno risposto con una lettera al giudice Nicola Clivio replicando "di non poter perdonare nessuno, non vogliamo perdonare nessuno. Crediamo che ci sia qualcuno di superiore a noi che potrà dire se sono veramente pentiti".

L’accusa aveva chiesto 16 anni e 8 mesi di carcere per l’omicidio avvenuto 14 settembre 2008. E dunque la decisione presa dal giudice non ha soddisfatto la famiglia della vittima, ne’ gli amici arrabbiati. Papà Assane non nasconde l’amarezza. "E’ stata fatta giustizia, ma solo in parte. Mi aspettavo una pena più severa, ma sarebbe stata la stessa cosa. Il perdente sono io che sono senza mio figlio". E’ ”troppo il dolore per poter parlare”, spiega Aminata la madre del 19enne, mentre la sorella della vittima trova le forze per dire ciò che le sta a cuore: ”Mio fratello è stato ucciso per razzismo. Fino a oggi credevo nella giustizia, ma adesso questa sentenza mi ha fatto crollare per terra: sono troppo pochi gli anni di pena”.

I legali dei Cristofoli, Marco Bolchini ed Elisabetta Radici, sono ”parzialmente soddisfatti” e sono pronti a ricorrere in appello per ”trasformare l’accusa da omicidio volontario in preterintenzionale”. Il gup ha anche stabilito i risarcimenti ‘ipotetici’ che i baristi dovranno versare ai familiari della vittima: 100mila euro ai genitori e 25mila euro a ciascuna delle tre sorelle. La parte civile aveva chiesto 600mila euro, mentre padre e figlio avevano offerto 100mila euro: i soldi ricavati dalla vendita del loro appartamento. Un risarcimento rifiutato dalla famiglia di Abba: sarà il giudice a stabilire la cifra, avevano fatto sapere tramite il loro legale Mirko Mazzali.

Così come erano state rispedite al mittente le scuse e il pentimento a cui, ancora oggi, non credono. ”Li ho visti e non gli credo”, dice il padre di Abba. Un giudizio condiviso da una delle sorelle del 19enne che ha assistito alla lettura della sentenza e che, per ore, e’ rimasta a pochi passi dai Cristofoli. ”Il loro sguardo era quello di persone fredde, che non si sono pentite”, dice. Nessuna emozione sul volto degli accusati, ne’ alcun commento al momento della lettura della condanna, fanno sapere i loro legali.

Antonia Ilinova

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