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Puglia. Nei campi, ancora schiavi stranieri

Maritati, senatore del Pd, parla di "luoghi della vergogna", in cui "schiavi africani sono usati dai padroni bianchi per la raccolta delle angurie”

Bari – 28 luglio 2009 – Sui campi di raccolta della frutta e della verdura, dove i braccianti immigrati sono trattati come schiavi, si è scritto e detto molto negli ultimi anni. Sarebbe da presupporre che una volta denunciata una realtà del genere, gli abusi e gli sfruttamenti nelle campagne pugliesi siano ormai un lontano ricordo. Una vergognosa parentesi. Ma a quanto pare così non è. Solamente, non fa più notizia.

Parla di "luogo della vergogna” Alberto Maritati, senatore del Pd, quando descrive un campo che si trova vicino a Nardò, nel Salento, dove in queste settimane, vivono alcune centinaia di uomini africani impegnati nelle campagne per la raccolta delle angurie. Mentre i turisti già si godono il meraviglioso mare al tacco del Belpaese.

”È una specie di campo, un abbozzo di tendopoli, che mi ha fatto venire alla mente – racconta Maritati – alcune immagini degli angoli africani più degradati e abbandonati. Niente servizi igienici, niente acqua, materassi e vecchie pentole sparse per 100, forse 200, schiavi africani utilizzati dai padroni bianchi per la raccolta delle angurie”.

Maritati racconta di persone ”trattate come bestie”, che “dopo 12-14 ore di lavoro massacrante, spaventoso, sotto il sole, riescono forse a raggiungere 50-60 euro, a seconda dei quintali raccolti”.

”Non so – aggiunge il senatore – come siano reclutati. I carabinieri e i poliziotti presenti, unico segno della presenza dello stato italiano, lavorano in modo encomiabile, eroico da un certo punto di vista. Mi hanno detto che il reclutamento è oggetto di indagine, quindi al momento non possiamo sapere niente. Per il resto avvertono un forte disagio soprattutto umano, perchè vorrebbero fare di più ma sono pochi e senza mezzi”.

”Dove sono – chiede Maritati – le autorità dello Stato, le autorità locali, gli ispettori del lavoro? Forse basterebbe che tutti facessero il loro dovere di pubblici amministratori e dipendenti. Stanno facendo tutti il loro dovere? Questi problemi si risolvono solo con il volontariato che fa quel che può e che per forza di cose non può raggiungere tutti?”.

Antonia Ilinova

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