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Respingimenti. Maroni indagato, chiesta l’archiviazione

"Il decreto voleva scongiurare il flusso di clandestini senza ledere il diritto di richiesta di asilo". Ora deciderà il Tribunale per i ministri

Roma – 3 agosto 2009 – La procura di Roma ha chiesto al Tribunale dei ministri di archiviare la posizione del ministro dell’Interno, Roberto Maroni, indagato per l’ipotesi di reato di abuso d’ufficio, in relazione all’inchiesta, aperta dopo una denuncia dei Radicali, scaturita dal respingimento di 227 migranti salvati in acque internazionali ai primi di maggio.

L’esposto, allegato al fascicolo, era stato firmato dai parlamentari Radicali eletti nelle liste del Pd, Rita Bernardini, Elisabetta Zamparutti, Donatella Poretti e Marco Perduca assieme agli avvocati Alessandro Gerardi e Giuseppe Rossodivita. I parlamentari accusavano le autorità libiche di ”non aver ratificato la convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati del 1951 e di aver avviato una strategia di contenimento dei flussi migratori in assoluto spregio dei diritti fondamentali della persona umana”.

Secondo quanto si è appreso la richiesta di archiviazione, che ora sarà valutata dal Tribunale per i ministri, si fonda sul fatto che il decreto che stabilisce i respingimenti è una prerogativa politica mirata a scongiurare il flusso di clandestini senza ledere un eventuale diritto di richiesta di asilo da parte dei migranti.

In una nota dei Radicali si spiegava che ”l’esposto presentato contro il ministero dell’Interno ed il Governo era volto a verificare la legittimità giuridica del respingimento in Libia dei profughi soccorsi in acque non territoriali, atteso che alcuni di loro erano in possesso dei requisiti per avanzare richiesta di asilo politico una volta giunti in Italia, come certificato anche dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati”.

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