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Immigrati al voto per le primarie del Pd

Per andare alle urne basterà il permesso o la ricevuta del rinnovo. Touadi: "Chi è contro il diritto di voto è contro la Storia"

Roma – 11 settembre 2009 – Anche gli immigrati potranno andare alle urne, il 25 ottobre, per eleggere il segretario e l’assemblea nazionale del Partito democratico. Come già fece nel 2007, il Pd apre le primarie a tutti i cittadini stranieri regolari.

Per votare non è necessaria l’iscrizione al partito, ma ci si deve riconoscere nella sua proposta politica. Secondo una delibera della Commissione Nazionale che sta organizzando le primarie, il 25 gli elettori immigrati dovranno semplicemente presentarsi ai seggi nella provincia di residenza, portando con sé il permesso di soggiorno o la ricevuta della domanda di rinnovo.

Meno immediata la procedura per chi vuole votare in una provincia diversa da quella di residenza. In  questo caso, come succede anche per tutti gli studenti e lavoratori italiani fuori sede, ci si dovrà prima registrare entro il 23 ottobre presso la sede provinciale del partito.

“Aprire la partecipazione politica agli stranieri regolari è una tappa fondamentale nella storia del nostro Paese.  Durante le primarie di Walter Veltroni ci fu una partecipazione entusiasta e in alcune zone anche quantitativamente significativa” dice a Stranieri in Italia Jean Leonard Touadi, deputato del Pd.

“Per gli immigrati –nota Touadi –  è una grande opportunità. Solo partecipando attivamente possono influenzare le politiche dei partiti sull’immigrazione, trasformandosi da oggetti in soggetti di quelle politiche. E i partiti devono dare più spazio alle comunità straniere: i comuni, le province e le regioni dove governa il Pd possono diventare dei laboratori dove declinare questa apertura”.

Sul diritto di voto alle amministrative, tornato in primo piano in questi giorni, Touadi dice di non trovare giusto “che se  ne parli solo quando parla Fini. Un anno fa Veltroni lo ha messo tra gli obiettivi principali del Partito Democratico. Per me il diritto di voto è una cosa acquisita, non una gentile concessione, chi si oppone è contro la Storia”.

“Una democrazia – continua il deputato del Pd – non può essere compiuta se esclude una fetta così importante di persone. Gli immigati non hanno voce, ad esempio, sugli asili nidi o sulle politiche ambientali dei Comuni dove vivono e pagano le tasse. Non capisco che differenza può esserci tra un romeno, che oggi vota alle amministrative, e un filippino che non può farlo”.

Elvio Pasca

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