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Sacconi spiega l’ “accordo di integrazione”

Dalla lingua all’educazione civica, elementi essenziali e altri “premiali”. Il ministro alla Camera per il question time

Roma – 11 febbraio 2010 – L’accordo di integrazione, su cui si baserà il “permesso a punti”, prevede alcuni requisiti essenziali chiesti a tutti gli immigrati, e altri che invece daranno “punti in più” a chi li soddisfa. Lo ha chiarito ieri il ministro del lavoro Maurizio Sacconi rispondendo a un’interrogazione durante il question time alla Camera (qui il resoconto integrale).

Sacconi ha parlato di “un percorso utile non solo a verificare la minima volontà di integrazione ma anche la capacità della persona di accumulare, attraverso i punti, una serie di crediti che la comunità deve essere pronta ad apprezzare”. E ha distinto tra una componente “essenziale” dell’accordo e una “premiale”.

Tra le cose essenziali, Sacconi ha citato la conoscenza a “un livello A2 della lingua italiana” , un livello poco più che elementare secondo la classificazione europea, l’iscrizione a scuola “dei figli in età d’obbligo scolastico”, e “un corso dai cinque ai dieci giorni di educazione civica per conoscere i principi fondamentali del nostro ordinamento, delle nostre pubbliche amministrazioni e i loro servizi essenziali, come quelli socio-sanitari”.

Come componenti premiali, il ministro ha invece indicato “l’iscrizione al servizio socio-sanitario e la scelta di un medico di base, la presentazione di un contratto di locazione regolare o di un mutuo per l’acquisto della casa, l’iscrizione ad attività di volontariato (la possibilità cioè di far valere il fatto che ci si dedica anche ad attività di volontariato) o ancora il fatto che si siano avviate attività imprenditoriali o che si siano conseguite onorificenze pubbliche”.

Infine, ci saranno dei comportamenti che fanno perdere punti, che Sacconi ha definito“debiti”. “Quando si violano le regole in termini tali da conseguire condanne penali, questi debiti possono anche dar luogo all’estinzione di quel patto” ha concluso il ministro.

EP

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