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“In Libia non si può chiedere più asilo”

Tripoli ha chiuso gli uffici dell’Unhcr. "Nessuna spiegazione, l’Europa ripensi a dove accogliere chi fugge da guerre e persecuzioni"

Roma – 8 giugno 2010 – In Libia non c’è più un posto per chiedere asilo. Sono a rischio i diritti di migliaia di persone, comprese quelle "respinte" in mare, in base al trattato di amicizia tra Roma e Tripoli, mentre cercavano di raggiungere l’Italia.

"Questa settimana abbiamo ricevuto istruzioni da parte del governo libico di cessare le nostre attività in Libia. In pratica ci e’ stato chiesto di chiudere il nostro ufficio", ha confermato oggi a Ginevra la portavoce dell”Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) esprimendo "profondo rammarico" e l’auspicio che sia una chiusura ”temporanea”.

Fleming ha aggiunto che le autorità libiche non hanno fornito spiegazioni e che la decisone ”crea un grande vuoto per migliaia di rifugiati e richiedenti asilo già presenti e per quelli che continueranno ad arrivare”. La portavoce dell’Unhcr ha ricordato che la Libia  non ha firmato la Convenzione internazionale sui rifugiati del 1951 e non dispone di un sistema nazionale di asilo, quindi è solo l’agenzia delle nazioni unite ad occuparsi dei richiedenti asilo nel Paese.

L’Unhcr ha censito 9 mila rifugiati e 3 mila 700 richiedenti asilo in Libia. "Se l’Unhcr non ci sarà più, tutti i governi europei che pensano di utilizzare la Libia per accogliere le persone che scappano da guerra e persecuzioni dovrebbero ripensarci con attenzione" ha sottolineato Fleming. L’Italia è avvisata.

EP

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