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Don Sciortino: “Integrazione si ottiene anche concedendo il voto”

Per il direttore di Famiglia Cristiana "senza aiuti strutturali si va verso suicidio demografico" Roma, 23 giugno 2010 – Gli immigrati sono una risorsa di cui l’Italia non puo’ piu’ privarsi e il percorso per una reale integrazione, deve comprendere la concessione della cittadinanza a chi nasce in suolo italiano e il diritto di voto.

Sono le tesi contenute nel libro di don Antonio Sciortino "Anche voi foste stranieri", presentato alla sala del Mappamondo alla Camera alla presenza, tra gli altri, del vice presidente Rocco Buttiglione.

"Gli immigrati – ha argomentato il direttore di ‘Famiglia Cristiana – sono una risorsa economica ma, per un Paese vecchio come l’Italia, con il piu’ basso tasso di natalita’ al mondo, rappresentano anche una risorsa demografica". L’Italia, ha ricordato Sciortino, dedica alle politiche per la famiglia l’1,1% del Pil rispetto al 2,5% della Francia o al 3,4% della Germania.

"Se non invertiamo questa tendenza -ha precisato il direttore di Famiglia cristiana- facendo una politica non improvvisata, non basata sui bonus o sulle una tantum, ma strutturale per favorire la natalita’ e aiutare la famiglia, l’Italia si avvia ‘suicidio demografico’". "Dobbiamo interrogarci sui limiti oggettivi dell’accoglienza. Certo esistono dei limiti ma non possono essere quelli dettati dalle paure, spesso enfatizzate e ingigantite dall’idea che lo straniero arriva per portarci via il lavoro o per delinquere e non possono essere i limiti dettati dall’egoismo. Anche il mondo dell’informazione ha una seria responsabilita’ perche’, troppo spesso, la rappresentazione che viene fatta dell’immigrazione e’ negativa".

"Noi focalizziamo – ha osservato Sciortino – il tema dell’emergenza, spingiamo sui rischi per la sicurezza e contribuiamo a diffondere una serie di stereotipi negativi sullo straniero, sorvolando sugli esempi, ormai sono molto numerosi, di piena e effettiva integrazione nel nostro Paese. L’integrazione e’ un processo a due vie. Integrazione non significa assimilazione, perche’ l’assimilazione cancella le diversita’ culturali, di valori e religiosa che sono una ricchezza".

"L’integrazione comincia sui banchi di scuola e, forse, a scuola riesce meglio che sui banchi parlamentari. A scuola i figli si seconda e terza generazione parlano bene la lingua o addirittura i dialetti, amano l’Italia e ci vogliono vivere. Qui i loro genitori contribuiscono allo sviluppo del Paese, qui pagano le tasse. Noi abbiamo dato il voto ai nostri connazionali all’estero che spesso non parlano la nostra lingua e spesso non gli interessa nulla dell’Italia e non pagano le tasse".

"Molto spesso – ha insistito il direttore di ‘Famiglia Cristiana – le scelte e le decisioni relative al nostro Paese sono state legate ai mal di pancia o ai ritardi degli aerei che arrivavano dal Sud America. Allora noi vogliamo negare un percorso di cittadinanza a coloro che sono nati in Italia? In altre nazioni il ‘diritto del suolo’ e’ condizione sufficiente per ottenere il riconoscimento automatico della cittadinanza. Cominciamo a considerare italiani i ragazzi nati qui. Se Mario Balotelli avesse giocato i mondiali in Sud Africa e se domenica avesse segnato, penso che nessuno di noi avrebbe fatto caso al colore della sua pelle ma -ha concluso- sarebbe stato solo il prototipo del nuovo italiano".

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