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Pd e finiani: “Serve un piano per la convivenza”

Turco (Pd) e Granata (Pdl) pronti a una mozione bipartisan. "Pacchetto integrazione" con riforma della cittadinanza e voto agli immigrati

Roma – 7 luglio 2010 – Una mozione bipartisan che "impegni il governo a realizzare un piano per le politiche della  convivenza", presumibilmente diverso da quello varato un mese fa dal Consiglio dei Ministri.

È la proposta avanzata stamattina da Livia Turco (Pd), già ministro per  la Solidarietà sociale, e accolta da Fabio Granata, esponente finiano del Pdl, nel corso della presentazione alla sala del Mappamondo di  Montecitorio del "Manifesto per un pacchetto integrazione" da parte  del consorzio "Connecting people".   

Per Livia Turco "forse e’ tempo di passare anche ad  una terminologia nuova: più che di politiche di integrazione, si  dovrebbe parlare di politiche di convivenza. Queste però non possono  ricadere interamente sulle spalle degli enti locali". "Potremmo utilizzare -ha proposto Turco- anche lo strumento  parlamentare della mozione per sollecitare il governo a mettere in  atto un piano per la convivenza" basato sul presupposto che ormai  "l’immigrazione e’ un fatto strutturale di questo Paese, e  contribuisce al suo progresso economico e sociale".

Granata si e’  detto pronto a sostenere un documento del genere, basato sui risultati del "Manifesto" presentato oggi alla Camera. Il deputato del Pdl ha sottolineato l’esigenza di "costruire un percorso  condiviso sui temi dell’immigrazione, dell’integrazione e della nuova cittadinanza. La questione di fondo e’ che non si devono sovrapporre  le politiche di sicurezza su quelle di integrazione e cittadinanza. E’ giusto lavorare ad una nuova solidarietà nazionale fondata anche sui  nuovi italiani".

Le proposte

Il "Pacchetto Integrazione" presentato oggi propone:

• la modifica della legge sulla cittadinanza (L.91/92)
• la ratifica dell’art 6 lettera C della Convenzione di Strasburgo per garantire ai migranti residenti la partecipazione a livello locale
• la modifica della legge delle cooperative sociali con l’inserimento dei rifugiati tra le categorie svantaggiate e l’estensione per questa categoria dei benefici fiscali anche alle cooperative di servizi sociali (art.4 L.381/91)
• il finanziamento di un programma di edilizia religiosa


Per rendere disponibili risorse economiche, i promotori chiedono poi:

• utilizzo di una parte dei contributi previdenziali INPS dei migranti per destinarli a progetti d’integrazione promossi dalle aziende
• utilizzo delle risorse dell’8 per mille a gestione diretta statale (L.222/85)
• inserimento del settore “integrazione” tra quelli previsti dalla normativa per le erogazioni delle fondazioni bancarie (art.1 comma 1 lettera C D.Leg.vo 153/1999)

“Con questa proposta si renderebbero disponibili oltre 100 milioni di euro all’anno. E’ una cifra importante che consentirebbe di realizzare molto più di quanto fatto sino ad ora. Il dibattito europeo punta molto sul tema integrazione. Speriamo che altri si uniscano al lavoro di ricerca che abbiamo intrapreso e che questo dia forza a chi vuole cercare una soluzione positiva alla richiesta di pace sociale che proviene dalle nostre città” dice Giuseppe Scozzari, presidente del consorzio Connecting People.

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