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Associazione Papa Giovanni XXIII: “Inaccettabile regime di schiavitù degli eritrei in Libia”

"Supplichiamo il presidente della Repubblica di attivarsi" Roma, 10 luglio 2010 – "Le condizioni estreme e l’inaccettabile regime di schiavitu’ di cui sono vittime gli immigrati eritrei in Libia tocca profondamente le nostre coscienze. Ci sentiamo fortemente coinvolti perche’ l’appello di queste persone e’ disperato e le condizioni di vita a cui sono sottoposte da un regime totalitario diventano ogni giorno piu’ precarie ed estreme".

Lo dichiara l’Associazione Comunita’ Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, in merito ai 245 eritrei prigionieri dello Stato Libico.

"Anche dopo la scarcerazione da Braq – spiega l’Associazione – queste persone immigrate per disperazione dal proprio Paese si vedono costrette a restare nella nazione libica senza nessuna possibilita’ di poter rivendicare il proprio diritto di asilo e la realizzazione dei loro bisogni primari, con il dovuto rispetto e considerazione che si deve ad ogni essere umano". "E’ invece impietoso – riferisce – il trattamento che questi fratelli immigrati stanno subendo anche dall’Italia e dall’Europa".

"Faremo appello alla Commissione per i diritti umani del Consiglio d’Europa sul nefasto operato dei respingimenti ed in questo caso – sottolienea – sulla violazione dei diritti piu’ fondamentali sanciti dalla nostra costituzione come il diritto d’asilo. Inoltre la nostra Associazione che da sempre condivide la vita con gli immigrati non restera’ a guardare cercando di attivare tutte quelle iniziative necessarie per mobilitare l’opinione pubblica e gli organi internazionali".

"Purtroppo l’Italia – riferisce la Comunita’ Papa Giovanni XXIII – sta risultando sempre piu’ uno Stato insofferente e spietato verso gli immigrati e questa intolleranza se non viene arginata e contenuta si riflettera’ pericolosamente sulle nuove generazioni. Supplichiamo il Presidente della Repubblica e tutti i nostri parlamentari di attivarsi celermente affinche’ questi poveri tra i piu’ poveri della terra".

"Chiediamo – conclude l’Associazione – che non vengano dimenticati e cosi’ ci appelliamo alla sensibilita’ di tutti perche’ ove e quando se ne presenti l’occasione esprimano con forza la loro solidarieta’ nei confronti di questi eritrei da liberare.La nostra Comunita’ inoltre si rende disponibile ad accoglierli presso le nostre strutture di Pronta Accoglienza e nelle nostre Case Famiglia".

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