Dopo la Francia anche la Germania espelle i rom: si tratta dei fuggitivi di guerra. La denuncia dell’Unicef: il 38% sono bambini. Roma, 19 agosto 2010 – La Germania si appresta a rimpatriare oltre 10.000 rom kosovari fuggiti alla fine degli anni Novanta. I “ritorni forzati” sono frutto di un accordo siglato tra Berlino e Pristina. Tuttavia, il neo stato del Kosovo fa sapere che non è ancora in grado di garantire tutti i diritti basilari per chi sarà rimpatriato, per via delle condizioni precarie in cui vivono i rom già stanziati volontariamente sul territorio.
Sull’argomento si è espresso con preoccupazione il Consiglio d’Europa che attraverso Thomas Hammarberg, responsabile dei Diritti Umani, ha ribadito: “I paesi dell’Europa occidentale dovrebbero smettere di rinviare forzatamente dei rom in Kosovo”, richiedendo inoltre maggiore attenzione.
Alla decisione di Berlino sono contrari la maggior parte dei rom, soprattutto i figli nativi in Germania che sono costretti a essere rimpatriarti nel paese più povero d’Europa di cui lo stesso ministro degli Affari sociali, Nenad Ristia, ha ammesso l’impossibilità di gestire un ritorno così numeroso: “non ci sono risorse sufficienti per accoglierli tutti e gestire la loro integrazione”.
La situazione dei rom kosovari è già molto complicata, perché decina di migliaia di loro vivono in Europa senza nazionalità. Non disponendo né di certificati di nascita, né di carta d’identità, né di passaporto, né di altri documenti, si trovano spesso privati di diritti fondamentali quali l’accesso all’istruzione, ai servizi per la salute e all’ assistenza sociale.
Secondo il rapporto Unicef, il 38% dei rom rinviati dalla Germania in Kosovo sono apolidi. La situazione è ancora più critica per i bambini: il 42% di quelli che, durante o dopo la guerra, hanno vissuto o sono nati all’estero, non sono nemmeno iscritti all’anagrafe e quindi tecnicamente inesistenti.
Marco Iorio