In media guadagnano 13mila euro l’anno. La Fondazione Moressa: “Fanno crescere l’economia” Roma – 22 giugno 2010- Quaranta miliardi di euro. È il reddito dichiarato nel 2008 dai contribuenti nati all’estero, per la maggioranza immigrati, secondo un’elaborazione pubblicata ieri dalla Fondazione Leone Moressa.
Secondo la ricerca, i contribuenti nati all’estero rappresentano il 7,8% dei contribuenti totali in Italia e dichiarano il 5,2% dei redditi complessivi. Sia in termini di numero di contribuenti che di redditi dichiarati, si osserva una loro maggiore concentrazione nelle aree settentrionali del nostro Paese con Lombardia, Veneto e Emilia Romagna che da soli raccolgono il 41,4% dei contribuenti nati all’estero e il 46,3% dei redditi
da essi dichiarati.
Il reddito medio di questi contribuenti è di 12.639€ all’anno (contro i 18.873 dei nati in Italia), ma per la metà di loro si scende sotto i 10.000 €, con differenziali evidenti a livello territoriale. Il reddito è più elevato nelle aree del Nord rispetto a quelle del Sud, con Lombardia e Calabria che sono le regioni nel limite (rispettivamente superiore e inferiore) di questo rank.
I nati all’estero dichiarano prevalentemente redditi da lavoro dipendente (87,9%) e in parte anche redditi da fabbricati e terreni (19,3%), mentre sono marginali i redditi da impresa e da lavoro autonomo. Romania, Albania e Marocco sono i primi tre paesi di provenienza, e raggruppano quasi un terzo dei contribuenti
“La rappresentazione dello straniero come colui che va a scuola, mangia,beve e va all’ospedale, il tutto pesando sulle spalle dello Stato, è sempre meno fondata. Anche e soprattutto perché produrre reddito, sia esso da lavoro dipendente, da impresa o da proprietà immobiliari, significa contribuire alla crescita complessiva dell’economia” commentano gli esperti della Fondazione.
Senza contare quanto ancora potrebbe entrare nelle casse dello Stato dando un permesso di soggiorno a tutti gli immigrati che lavorano. “Ci si potrebbe aspettare un’incidenza addirittura più elevata se solo il lavoro sommerso venisse regolarizzato. Operazione, questa, a tutela degli immigrati, ma anche a beneficio dell’intera collettività”.
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EP