I corsi promuovevano la conservazione della lingua araba e l’insegnamento dell’italiano
Il progetto iniziato cinque anni fa, in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale, con la fondazione Ismu (Istituto Studi sulla Multietnicità) e con l’università Cattolica; appariva in risposta alla chiusura della scuola islamica di Via Quaranta, quando oltre mille bambini islamici si trovarono nella condizione di doversi iscrive solamente alla scuola pubblica perché il Comune di Milano non diede l’agibilità della scuola araba.
In quei giorni la nascita di un progetto che finanziava la creazione di nuove scuole di arabo, accogliendo le richieste esposte al provveditorato da parte della scuola Fajr (l’associazione culturale che doveva trovare una soluzione alla chiusura della scuola di via Quaranta) venne accolto con entusiasmo e come un segnale di apertura verso la tutela e la conservazione della tradizione culturale islamica, partendo proprio dai bambini.
Il progetto, finanziato dapprima con contribuiti privati e successivamente con fondi provenienti dall’Unione Europea, prevedeva i corsi per i bambini immigrati in quindici istituti e contemporaneamente si sostenevano lezioni d’italiano rivolte ai genitori. In questo modo si lavorava sullo scambio interculturale, tutelano lingua madre e lingua locale.
Ieri invece, esaurito il finanziamento europeo, è arrivato l’annuncio della chiusura di tutti quei corsi che, nel dicembre del 2005, avevano reso Milano la prima città in Italia ad offrire questo servizio.
Marco Iorio