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Usa. Marcia indietro repubblicana sulle norme anti-immigrati

L’Arizona, boicottata, blocca un ulteriore giro di vite. Mentre lo Utah propone una regolarizzazione…

24 Marzo 2011  –  La scorsa settimana, il senato dello stato dell’Arizona, a forte maggioranza repubblicana, ha bocciato 5 nuove proposte di legge fortemente anti-immigrazione. Una proposta di legge contestava il diritto automatico di cittadinanza ai bambini nati negli Stati Uniti da genitori clandestini; una avrebbe imposto agli ospedali di denunciare i pazienti clandestini; un’altra avrebbe imposto alle scuole di studenti di denunciare gli studenti non in regola.

Dopo 8 anni in cui il senato repubblicano ha votato innumerevoli leggi per arginare l’immigrazione clandestina, 10 dei 12 Repubblicani della maggioranza hanno votato questa volta con l’opposizione, rappresentata soprattutto dal business community, determinando la fine di un’epoca legislativa.

Il voto è stato una vittoria per i gruppi per i diritti civili in Arizona che hanno lanciato un boicottaggio nazionale contro il loro stesso Stato dopo il passaggio lo scorso aprile di SB 1070, una legge che ha reso un crimine di Stato essere clandestino, autorizzando la polizia a richiedere prova dello status legale a persone su cui ricadesse, sostanzialmente per motivi di appartenenza razziale, il ragionevole sospetto di clandestinità.

Il motivo principale del voto è da individuarsi nella ricaduta economica della legge causata dal boicottaggio e dall’immagine che lo Stato dell’Arizona ha dato di sé. Guidato da organizzazioni nazionali, celebrità e opinion leader, il boicottaggio economico ha subito portato alla cancellazione di eventi e convention nello stato dell’Arizona, che si è tradotta e si tradurrà nel corso dei prossimi due o tre anni in una perdita pari a $338 milioni nella produzione economica, $217 milioni nelle mancate spese da parte dei partecipanti alle convention, $133 milioni dollari in mancati guadagni; $14,4 milioni dollari di gettito fiscale perduto, 4.236 posti di lavoro persi.

La Camera di Commercio di Arizona ha pubblicato un comunicato laconico in cui mette in guardia contro gli effetti nefasti del continuo accanirsi legislativo contro gli immigrati: l’Arizona sembra un luogo sciovinista, restrittivo e intollerante, e questo è male per le imprese.

Ciò non significa che d’improvviso le ragioni di schiere di militanti pro-immigrazione abbiano avuto la meglio. L’infuocato dibattito sul valore di questo tipo di legislazioni, con reciproche accuse di razzismo e di sostegno ad attività clandestine, divide ancora la nazione. Lo schieramento repubblicano non si è diviso dinnanzi agli obbiettivi del pacchetto di leggi, ma per il modo in cui gli stessi vengono perseguiti.

E’ la realtà economica ad aver spento le fiamme dell’Arizona, pronte ad accendersi in altri stati, dove l’esigenza di controllo dell’immigrazione, in un contesto economico impegnativo, è sentimento condiviso. Sono gli stessi gruppo pro-immigrazione ad ammettere che senza una riforma globale sull’immigrazione, l’intolleranza crescerà nel Paese.
Se l’Arizona non è più un modello, altri stati cercano di delineare una soluzione alternativa. Tra accuse proveniente da entrambe le sponde del dibattito sull’immigrazione, lo stato mormone dello Utah, stato più rosso (repubblicano) dei rossi, ha passato un pacchetto di leggi sull’immigrazione che il Governatore Gary Herbert descrive come ‘progressista’ e che propone a modello per il governo federale.

Il pacchetto prevede un forte controllo dell’immigrazione, possibilità per la polizia di richiedere i documenti, ma solo a persone arrestate per crimini seri, ma allo stesso tempo offre ai clandestini residenti nello stato, con un lavoro, di mettersi in regola pagando una multa di $2500 e agli imprenditori di assumerli mettendo a loro disposizione un ‘guest worker permit’ della durata di 2 anni (in Italia si chiamerebbe “sanatoria o regolarizzazione”). Quindi, per rafforzare l’apporto di lavoratori non qualificati stranieri, sancisce un accordo con uno stato del Messico per l’ingresso di ‘guest workers’ a tempo determinato (in Italia si chiama “decreto flussi per lavoratori stagionali”).

La Chiesa Mormona approva tacitamente, sottolineando alcuni dei principi guida delle leggi, come la compassione per il prossimo e l’impegno a mantenere unite le famiglie. La destra dei Tea Parties urla all’amnistia, mentre gli esperti d’immigrazione tacciano le leggi di incostituzionalità (è il governo federale il solo a poter promulgare leggi in campo di immigrazione e a poter concedere visti o esenzioni).

Ma la provocazione dello Utah ha certamente un valore politico. "E’ senza precedenti, che uno Stato metta a punto un’idea su come legalizzare gli immigrati clandestini già residenti", ha dichiarato Frank Sharry, direttore esecutivo di Voice of America, un’organizzazione di lobby a favore di uno status giuridico per gli immigrati illegali . "E’ una presa di posizione audace, innovativa. L’amministrazione Obama dovrebbe prenderne atto, sostenere il programma e iniziare un dialogo con lo Stato".

Federica Gaida

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