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Pisapia: “Milano per tutti, vecchi e nuovi cittadini”

Intervista al candidato sindaco del centrosinistra. “Diritto di voto, sportelli per gli immigrati e politiche di vera inclusione”

Roma – 5 aprile 2011 – Promozione del diritto di voto, sportelli di informazione e assistenza, nuove politiche abitative contro i quartieri ghetto e sicurezza per tutti, vecchi e nuovi cittadini.

Si parla molto di immigrazione nel programma di Giuliano Pisapia, candidato sindaco del centrosinistra a Milano. Un tema che irrompe anche nella sua lista civica, con candidati di origine romena, la regista Maria Stefanache, senegalese, il bancario Cheikh Tidiane Gaye, ed eritrea, la “seconda generazione” Luana Desiré Carraro, impiegata.

Che senso hanno quelle candidature?
Senso di normalità. Del resto i “nuovi cittadini” sono il 18% dei residenti a Milano. Dovrebbe essere normale che questa fetta della popolazione sia rappresentata nelle liste elettorali. Attualmente il coinvolgimento dei cittadini stranieri nelle scelte dell’ amministrazione di Milano è assolutamente insufficiente.

Come aumentarlo?
Attraverso politiche inclusive che non possono esaurirsi nella mera costituzione delle consulte. Prioritaria è la promozione del diritto di voto amministrativo per i nuovi cittadini residenti a Milano, secondo il principio del “no taxation, without rapresentation”.

I cittadini Ue che si sono iscritti per votare alle comunali sono pochissimi. Perchè?
Perché non ci si può rivolgere ai nuovi cittadini solamente al momento del voto, ma li si deve coinvolgere nella quotidianità. Non c’è una sufficiente informazione da parte dell’amministrazione comunale che invece deve impegnarsi nel far conoscere ai nuovi cittadini comunitari i propri diritti e le modalità per poter partecipare alle elezioni comunali.

Che ne pensa della lista Milano Nuova di Shaari e in generale di una lista composta quasi esclusivamente da nuovi cittadini? Non c’è il rischio di una ghettizzazione?
È il segnale inequivocabile di una forte voglia di partecipazione alla vita pubblica da parte dei nuovi cittadini. Lo considero un fatto positivo. Ma è altrettanto evidente che i nuovi cittadini non si sentono rappresentati dai partiti esistenti. Il nostro obiettivo è creare le condizioni per cui i cittadini di origine straniera si sentano rappresentati e partecipi di un progetto politico che riguardi tutti, vecchi e nuovi cittadini.

Se non venisse eletto nessun nuovo cittadino, ne nominerebbe uno in giunta?
Più che operazioni di mera facciata quale potrebbe essere la nomina quale assessore di un cittadino straniero, è necessario far sì che i residenti immigrati si sentano cittadini di Milano. Bisogna promuovere politiche di integrazione attraverso strumenti di rigenerazione urbana, politiche che guarderanno ai bisogni e ai diritti di tutti i cittadini, vecchi e nuovi.

Quali sono secondo lei le esigenze particolari dei nuovi cittadini di Milano?
Molte, come quelle dei vecchi cittadini. Il rispetto dei diritti fondamentali – al lavoro, alla salute, all’istruzione, alla libertà di culto, alla sicurezza – è un’esigenza di tutti gli abitanti di Milano, qualunque sia il loro luogo di partenza. Per gli extracomunitari, mi sembra poi fondamentale facilitare le pratiche di rinnovo dei permessi di soggiorno e del ricongiungimento familiare.

Che proposte fate per migliorare la loro condizione e la convivenza?
Il Comune potrebbe creare, come primo strumento, una rete di sportelli chiamati “Nuove Cittadinanze” che offriranno ai nuovi cittadini informazione e assistenza, seguendo l’esempio degli 80 comuni della Provincia di Milano che già sono in rete, diventandone il capofila. La convivenza poi ha bisogno di conoscenza reciproca e di regole rispettate, perché condivise.

Nell’accesso ai servizi comunali gli immigrati sono penalizzati o privilegiati? Che ne pensa della “concorrenza” tra immigrati e italiani, ad esempio per i posti negli asili nido?
Ad essere penalizzati in questa città sono le persone che hanno bisogno di maggiore assistenza. I bisogni sono uguali a prescindere dalle persone da cui provengono, per ciò è indispensabile una gestione attenta delle risorse economiche. Meno consulenze e più attenzione per i cittadini. Non possiamo permettere un conflitto tra chi ha meno.

In questi anni il centrodestra ha enfatizzato molto il tema della sicurezza. Gli immigrati sono davvero una minaccia o sono loro stessi vittime dell’insicurezza?
La sicurezza è un diritto, che dobbiamo garantire a tutti i cittadini. Il centrodestra non ha risolto il problema dell’insicurezza perché ha voluto sfruttarlo. La precarietà economica e sociale diffusa è la vera insicurezza di questa città.

Secondo lei la Lega Nord è un partito razzista?
Non credo che i militanti della Lega Nord siano razzisti, penso percepiscano un senso di insicurezza sul quale il sindaco deve dare una risposta. Allo stesso tempo però ritengo che spesso la Lega Nord non censuri dichiarazioni e comportamenti di alcuni suoi dirigenti che offendono la dignità degli immigrati. Spesso la Lega, invece di stare sul territorio, ne sfrutta le sue tensioni.

Che ne pensa delle ordinanze della giunta Moratti sui negozi e sugli affitti nei quartieri con più immigrati?
Lo stesso Tar di Milano ha ritenuto illegittime le ordinanze cosiddette coprifuoco perché lesive dei principi di libera concorrenza e perché prive dei presupposti di fatto. Era pura propaganda, le cui prime vittime sono state i commercianti.

Come interverrebbe per contrastare la formazione di quartieri ghetto?
E’ necessaria una nuova politica abitativa che, anche attraverso la creazione di un’Agenzia per la Casa, consenta a persone di diversa origine sociale, culturale o geografica di vivere negli stessi quartieri. Allo stesso modo, è necessario regolamentare la distribuzione sul territorio degli esercizi commerciali in modo da offrire un’offerta commerciale completa in ogni quartiere.

Crede che a Milano andrebbe costruita una moschea?
Dobbiamo garantire a tutti il diritto di praticare la propria fede in luoghi di culto dignitosi. Un grande centro di cultura islamica che comprenda, oltre alla moschea, spazi di incontro e aggregazione, sarà non solo l’esercizio di un diritto, ma anche una grande opportunità culturale per Milano.

Milano dovrebbe accogliere profughi e clandestini sbarcati in Sicilia? A quali condizioni?
Milano deve fare la sua parte mostrando, com’è sua tradizione, il suo carattere di città che sa accogliere. Ora è compito del Governo dare indicazioni chiare su di un tema che coinvolge l’intero Paese. La distinzione tra profughi e clandestini è in questo momento del tutto fuorviante. E’ indispensabile che il governo affronti al più presto e dia una soluzione alla condizione giuridica delle persone che arrivano dalla sponda sud del mediterraneo, in particolare attraverso la concessione di permessi umanitari temporanei.

Elvio Pasca

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