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Pensioni di reversibilità. La norma contro le spose badanti è legge

Tagliato l’assegno per le giovani vedove di un anziano quando il matrimonio è durato meno di dieci anni. Ma solo se non ci sono figli

Roma – 20 luglio 2011 – Dubbi di incostituzionalità e accuse di xenofobia non sono riusciti a fermare  la norma contro le spose badanti, che ormai è legge. L’entrata in vigore della manovra finanziaria ha tagliato drasticamente le pensioni di reversibilità quando c’è una forte differenza di età tra i coniugi e il matrimonio è durato meno di dieci anni.

L’obiettivo del governo è salvaguardare le casse della previdenza pubblica.  Sono sempre più frequenti, in Italia, i matrimoni tra anziani e giovani, che spesso sono le loro badanti straniere. Una volta deceduto lo sposo, l’Inps è costretta a pagare per decenni la pensione alla vedova.

Tutto cambia con le nuove regole studiate dal ministro dell’Economia Giulia Tremonti. D’ora in poi, se il nonnetto (o la nonnetta) è convolato a nozze quando aveva almeno settant’anni e la sua sposa (sposo) ha oltre vent’anni di meno, la pensione di reversibilità sarà ridotta “del 10 per cento  in  ragione  di ogni anno di matrimonio mancante  rispetto  al numero di 10”.

Prendiamo ad esempio Danilo, arzillo settantaquattrenne, che sposa la cinquantenne Keti e dopo tre anni di matrimonio passa a miglior vita. Se con la vecchia legge Keti  aveva diritto a una pensione di reversibilità di 1000 euro al mese, con la nuova ne intascherà solo 300. Cioè il 70% in meno, dal momento che le mancavano 7 anni per festeggiare dieci anni di matrimonio.

Le nuove disposizioni avranno effetti sulle pensioni di reversibilità a partire dal primo gennaio duemiladodici. Unico salvagente: non si applicano quando ci sono figli minorenni, studenti o disabili.

Elvio Pasca

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