“La percentuale sale al 71% tra coloro che in Romania hanno lasciato gli affetti”
Roma, 12 ottobre 2011 – Un romeno su due (49%) tra quanti vivono e lavorano in Italia vorrebbe tornare in patria. La percentuale sale al 71% tra coloro che in Romania hanno lasciato gli affetti. Ma ad ostacolare la prospettiva del rientro c’e’ la convinzione (oltre l’85%) che trovare lavoro in Romania sia ancora difficilissimo.
Sono i risultati di un’indagine realizzata dalle Acli nell’ambito del progetto “Medit”, presentata presso l’Accademia di Romania.
Promosso dall’Agenzia nazionale per l’occupazione della Romania (Anofm), insieme con l’Ente di formazione professionale delle Acli (Enaip), Medit e’ un “modello di cooperazione transnazionale” volto a favorire il “rientro produttivo” dei lavoratori romeni, per reinserirli nel mercato del lavoro valorizzando le esperienze e le competenze acquisite in Italia. Per il presidente nazionale delle Acli e dell’Enaip, Andrea Olivero, “siamo di fronte ad un salto di qualita’ importante nell’gestione dei processi migratori, il passaggio dall’idea della migrazione all’idea della mobilita’ dei lavoratori all’interno dell’Unione europea. Dalla logica della necessita’, spesso drammatica, alla logica della liberta’ e delle opportunita’ per i lavoratori e le loro famiglie”.
La ricerca rileva ancora che i romeni sono il primo gruppo nazionale per numero di presenze in Italia. 968.576 secondo l’ultimo dato Istat, il 21% sul totale degli stranieri. L’indagine quantitativa realizzata dall’Istituto di ricerca delle Acli (Iref) ha coinvolto tramite questionario 1200 lavoratori romeni residenti in Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lazio e Puglia. Per quasi due donne su tre (64%) tra quelle intervistate, la prima esperienza di lavoro all’estero ha coinciso con un’occupazione nel settore del lavoro domestico e dell’assistenza familiare. Al contrario, per gli uomini e’ stato il settore dell’edilizia a rappresentare il primo sbocco professionale (42%). Quasi due intervistati su tre avevano gia’ un lavoro in Romania prima di venire a cercare fortuna in Italia.
La percentuale di individui occupati con un regolare contratto e’ di poco inferiore al 60%. Coloro che dichiarano di lavorare “in nero”, senza contratto, sono il 18%. Una quota che cala nettamente tra le persone che sono in Italia da piu’ tempo (dal 32% di chi e’ arrivato in Italia dopo il 2009 al 9% di chi e’ arrivato pima del 2000). Significativa e’ anche la quota di persone attualmente disoccupate (con o senza cassa integrazione), pari al 19%.