L'Italia ha presentato progetti per 13 milioni di euro chiedendo i fondi per i rimpatri e le frontiere
Lampedusa, 17 ottobre 2011 – Oltre 147 milioni di euro in arrivo dall'Unione europea per l'assistenza umanitaria degli abitanti dei paesi colpiti dalla guerra in Libia. La somma e' stata finanziata per aiutare in particolare il popolo libico, ma anche le migliaia di persone costrette a scappare dai loro paesi in guerra, dal Ciad all'Egitto alla Tunisia, passando dalla Libia. Altri 50 milioni di euro sono stati finanziati dall'Ue per i rifugiati arrivati nei paesi europei e i rimpatri. L'Italia ha presentato progetti per 13 milioni di euro chiedendo i fondi per i rimpatri e le frontiere.
Sono alcuni dei dati resi noti da Francesco Luciani, della Direzione generale Affari Interni e Responsabile per i rapporti con i paesi del Mediterraneo della Commissione europea, nel corso del convegno 'Accoglienza, integrazione, tutela dell'ambiente' organizzato dall'associazione Fare Ambiente a Lampedusa. I fondi sono stati mobilitati dall'Unione europea e gli Stati membri per l'assistenza umanitaria dei popoli costretti a lasciare i loro paesi dopo la cosiddetta 'Primavera araba'. Sono stati piu' di 50mila i migranti sbarcati da febbraio a fine settembre a Lampedusa a fronte di oltre un milione di persone scappate dalla Libia. Una tre giorni di dibattiti e sopralluoghi alla presenza di esperti, ambientalisti, docenti universitari, giornalisti, funzionari della Commissione europea in cui si e' fatto il punto dell'emergenza immigrati a Lampedusa.
Al convegno e' intervenuto anche don Stefano Nastasi, parroco di Lampedusa: ''Dopo lo 'tsunami umano' che a febbraio ha sconvolto l'isola di Lampedusa con l'arrivo di migliaia di migranti, la gente ha dimostrato un cuore grande. Ricordo con commozione una famiglia che ha accolto in casa un tunisino ammalato, con amore. Adesso che l'emergenza sembra terminata vorrei che le istituzioni pensassero ai lampedusani'', ha detto nel suo intervento a lungo applaudito. Don Nastasi e' tornato a parlare anche degli scontri avvenuti lo scorso 21 settembre a Lampedusa all'indomani dell'incendio appiccato da alcuni tunisini al Centro d'accoglienza. Davanti alla minaccia di un gruppo di tunisini che volevano fare esplodere due bombole di gas nei pressi di un distributore di benzina per protestare contro i rimpatri, gli abitanti hanno iniziato a lanciare sassi contro i migranti. E' stato necessario l'intervento delle forze dell'ordine per fare cessare gli scontri.
''Quel giorno – ha ribadito don Nastasi – tutti sono state vittime, da un lato i tunisini, esasperati da un mese di permanenza al centro d'accoglienza e dall'altra i lampedusani esasperati per la situazione che erano costretti a subire''. Intervenuto anche il direttore del Poliambulatorio di Lampedusa Pietro Bartolo, che ha parlato delle difficolta' incontrate in sette mesi di emergenza per le cure di migliaia di migranti, tra tunisini e profughi. ''Abbiamo voluto organizzare il convegno proprio a Lampedusa -ha spiegato il presidente di Fare Ambiente Sicilia, Nicolo' Nicolosi- per testimoniare la nostra vicinanza e la stima verso questa popolazione''. E il presidente nazionale di Fare Ambiente, Vincenzo Pepe, ha sottolineato ''l'impegno di Fare ambiente a sostenere iniziative che potranno interessare il futuro di Lampedusa e le politiche per affrontare il problema dell'integrazione''.