Tra i camici bianchi stranieri in Italia, il gentil sesso è a quota 45%. Aodi (Amsi): “Molte professioniste dei paesi dell’Est non sono però riuscite a farsi riconoscere il titolo e oggi lavorano come badanti”
Roma – 3 novembre 2011 – Camici bianchi sempre più rosa, anche tra i medici immigrati.
Se nelle facoltà di medicina è già più facile trovare donne che uomini tra gli specializzandi, le pari opportunità sembrano affermarsi tra gli stranieri che esercitano la loro professione qui. Secondo i dati dell’Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi), il gentil sesso è ormai a quota 45%, e una volta su dieci si tratta di dentisti.
La maggior parte delle dottoresse immigrate proviene dai Paesi dell’Europa dell’Est (Russia, Ucrania, Romania, Albania, Moldavia, ex Jugoslavia), ma non mancano cittadine di Iran, Camerun, Congo, Somalia, Egitto e Libia. Il quadro professionale è variegato, anche a seconda della provenienza delle professioniste.
“Ad esempio – spiega Foad Aodi, presidente dell’Amsi, all’Adnkronos Salute – sono tante le specialiste che non sono riuscite a farsi riconoscere il loro titolo di specializzazione in Italia, in particolare quelle che arrivano dai Paesi dell’Europa dell’Est, e che finiscono per esercitare come medici generici dopo il riconoscimento del diploma della loro laurea. Molte di quelle che arrivano dagli altri Paesi, si sono invece laureate e hanno fatto la specializzazione in Italia. Le discipline più frequentate sono ginecologia, pediatria, fisiatria, medicina d’urgenza”.
La maggior parte delle donne medico straniere – circa il 65% – risulta sposata, o con italiani o con loro connazionali. Perlopiù si tratta di camici rosa che lavorano all’interno di strutture private. “Parliamo – sottolinea Aodi – di cliniche convenzionate, centri di fisioterapia, laboratori di analisi. Questo – spiega il numero uno dell’Amsi – perché non hanno la cittadinanza italiana”, e quindi non possono accedere a un posto pubblico.
C’è pure chi, giocoforza, finisce per abbandonare il camice. “Un numero considerevole di donne medico provenienti dai Paesi dell’Europa dell’Est – afferma il presidente dell’Associazione – non è riuscito a farsi riconoscere il titolo di laurea, e per difficoltà economiche ha optato per il lavoro di badante”.
Intanto, cambia la geografia delle provenienze. “Negli ultimi cinque anni – spiega Aodi – si è ridotto molto il numero dei medici che arriva dai Paesi dell’Europa dell’Est rispetto ai primi anni Novanta. Adesso – conclude – si registrano soprattutto arrivi di camici bianchi dall’Egitto e dai Paesi arabi in generale”.