Il rapper romano ha il padre egiziano: “Non parlo arabo, non seguo il Ramadan …vorrei solo essere considerato un artista a 360 gradi”
Roma – 22 novembre 2011 – C’è una bella differenza tra gli immigrati e i loro figli, ma pochi, in questo Paese, se ne sono accorti.
Parola di Amir, rapper di successo (sua la colonna sonora del film ‘Scialla’), romanissimo di Torpignattara. “È un quartiere che cresce e migliora, anche grazie all’immigrazione. Nei bazar c’è gente che lavora sodo e sono aperti fino a notte: finchè c’è vita in giro, c’è meno criminalità” ha spiegato ieri in un’intervista al Messaggero.
Amir è figlio di un immigrato egiziano e all’inizio della sua carriera volevano cucirgli addosso un’immagine molto “etnica” (turbante, deserto…). Un’esperienza condivisa da molte “seconde generazioni”.
“In Italia – racconta – c’è ancora confusione tra immigrato e figlio di immigrato, che è italiano a tutti gli effetti. Non parlo arabo, non seguo il Ramadan, non sono il paladino dei ragazzi immigrati. Sono figlio di un egiziano e scrivono che sono figlio di un marocchino, come se fosse uguale. Vorrei essere solo considerato un artista, che parla a 360 gradi”.