Secondo un’inchiesta di The Ecologist, la multinazionale paga a prezzi stracciati il succo d’arancia, costringendo gli agricoltori a sottopagare i raccoglitori immigrati. L’azienda: “I nostri fornitori rispettano le leggi”
Roma – 24 febbraio 2012 – Che i braccianti extracomunitari che raccolgono arance in Calabria siano sfruttati, con paghe da fame, in condizioni di vita e lavoro disumane, vittime della violenza e ai ricatti dei caporali non è una novità. La rivolta di Rosarno ha aperto gli occhi di tutta l’Italia su questa vergogna.
Ora però un’inchiesta della rivista ambientalista britannica The Ecologist, ripresa dall’Independent, denuncia che la colpa di questa situazione è anche della Coca Cola. I prezzi stracciati ai quali la multinazionale acquista in Calabria succo di arance da utilizzare per la Fanta spingerebbero infatti gli agricoltori, pur di stare sul mercato, ad avvalersi di manodopera sottopagata e sfruttata.
La Coca-Cola paga le arance 7 centesimi al chilo. “Il prezzo che pagano le multinazionali non è giusto. Così costringono le piccole aziende dell’area a sottopagare gli operai” dice alla rivista Pietro Molinaro, presidente della Coldiretti Calabria. Secondo Molinaro basterebbe arrivare al “giusto prezzo” di 15 centesimi per far cambiare la situazione di imprenditori e braccianti.
La Coca Cola ha però diffuso un comunicato in cui respinge le accuse: “I nostri principi guida prevedono il rispetto di tutte le leggi locali sul lavoro – si legge nella nota – comprese quelle dei salari. Controlliamo anche che i nostri fornitori diretti garantiscano tali impegni. Dopo aver esaminato i nostri dati, abbiamo scoperto che il controllo più recente del nostro fornitore a Reggio Calabria risale a maggio 2011”.
“Possiamo confermare – aggiunge il colosso delle bollicine – che nessuna delle preoccupazioni sollevate è stata riscontrata durante verifiche portate a termine da organi indipendenti. Anche se non possiamo controllare ogni consorzio e ogni contadino, il nostro fornitore di succo ha presentato le dichiarazioni di un ampio numero di consorzi con cui lavora che confermano di rispettare le leggi italiane in materia di lavoro”.