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“Via la Divina Commedia dalle scuole, è razzista”

L’appello della Ong Gherush92: “I versi di Dante attaccano ebrei, musulmani e omosessuali”. L’italianista Giulio Ferroni: “Ennesimo delirio del politically correct”

Roma – 13 marzo 2012 – La Divina Commedia come il Mein Kampf, Dante Alighieri come Goebbels. L’opera madre della letteratura italiana sarà pure un capolavoro, ma è zeppa di propaganda antisemita, antislamica e omofoba, quindi andrebbe eliminata dai programmi scolastici.

È la proposta choc di Gherush92, ong specializzata “nell’elaborazione e realizzazione di ricerche, studi e progetti, relativi ai diritti umani e ai temi connessi, quali razzismo, risoluzione dei conflitti, diritti fondamentali dell’uomo, sviluppo sostenibile”. Consulente  del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC), l’organizzazione ha scandagliato le terzine di Inferno, Purgatorio e Paradiso evidenziandone i messaggi razzisti.

Nel canto XXXIV dell’Inferno, Lucifero divora l’apostolo Giuda, che tradì Gesù. “Il Giuda dantesco – denuncia Gherush92 – è la rappresentazione del Giuda dei Vangeli, fonte dell’antisemitismo. Studiando la Divina Commedia i giovani ebrei sono costretti, senza filtri e spiegazioni, ad apprezzare un’opera che calunnia il popolo ebraico; essi imparano a convalidarne il messaggio di condanna antisemita, reiterato ancora oggi nelle messe, nelle omelie, nei sermoni e nelle prediche e costato al popolo ebraico dolori e lutti”.

Nel canto XXIII Dante punisce invece il Sinedrio “che, secondo i cristiani, complottò contro Gesù”, descrivendo i terribili supplizi del sommo sacerdote Caifas, di suo suocero Anna e dei Farisei. Nel V canto del Paradiso i cristiani sono invece esortati a non incorrere negli errori dei Giudei, con versi che sarebbero “un’anticipazione delle legge razziali di epoca fascista” e che “introducono i Protocolli dei Savi Anziani di Sion di Nylus, noto libercolo antisemita che trattò il “Pericolo Ebraico” e provocò persecuzioni e rovina degli Ebrei in Russia e in tutta Europa”.

Il Sommo Poeta non risparmia Maometto, che nel canto XXVIII dell’Infero è raffigurato come eretico, degno di una pena atroce: “il suo corpo è spaccato dal mento al deretano in modo che le budella gli pendono dalle gambe, immagine che insulta la cultura islamica”. Alì, il suo successore, ha invece la testa spaccata dal mento ai capelli.

“L’offesa – secondo gli esperti – è resa più evidente perché il corpo “rotto” e “storpiato” di Maometto è paragonato ad una botte rotta, oggetto che contiene il vino, interdetto dalla tradizione islamica. Nella descrizione di Maometto vengono impiegati termini volgari e immagini raccapriccianti tanto che nella traduzione in arabo della Commedia del filologo Hassan Osman sono stati omessi i versi considerati un’offesa”.

Nell’inferno(canto XIV) si puniscono anche gli omosessuali, rei di aver avuto rapporti “contro natura”. Nudi, corrono senza sosta sotto una pioggia di fiamme.

Secondo Gherush92, “esiste una sorta di “negazionismo” che nega i contenuti razzisti nei programmi scolastici: la bellezza, secondo i canoni occidentali, tiranneggia qualsiasi messaggio e opere come la Commedia, acclamata come capolavoro dell’umanità, benché esprima inequivocabilmente contenuti razzisti, viene valutata per il suo valore estetico e simbolico. La Commedia è considerata opera di indiscusso valore universale, con buona pace degli studenti e dei professori ebrei ed islamici e della loro identità violata”.

“La continuazione di insegnamenti di questo genere – attaccano i consulenti dell’Onu – rappresenta una violazione dei diritti umani e la evidenziazione della natura razzista e antisemita del nostro paese di cui il cristianesimo costituisce l’anima. Chiediamo, pertanto, al Ministro della Pubblica Istruzione, ai Rabbini e ai Presidi delle scuole ebraiche, islamiche ed altre di espungere la Divina Commedia dai programmi scolastici ministeriali o almeno di inserire i necessari commenti e chiarimenti”.

L’appello di Gherush92 ha fatto scalpore, ma finora non ha trovato molte adesioni. “Mi pare un ennesimo delirio del politically correct, unito ad una assoluta mancanza di senso storico” lo liquida Giulio Ferroni, professore ordinario di letteratura italiana alla Sapienza di Roma. “La Divina Commedia va letta nel suo contesto storico. Ci si potrà pure mettere qualche nota in più – prosegue l’italianista – ma sarebbe follia rinunciare allo studio di un capolavoro che ha contribuito a costruire l’immagine dell’umanità, pur partendo dai suoi ovvi limiti storici”.

EP

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