Stima di Tuttoscuola: in Veneto e Emilia Romagna l’incidenza degli alunni stranieri sarà del 16%
ROMA – Tra quattro anni, gli alunni stranieri in prima classe alla scuola primaria saranno il 10% degli alunni.
La stima è stata fatta Tuttoscuola News, basandosi sui dati dell’Istat relativi alla popolazione italiana al primo gennaio 2006.
Attualmente l’incidenza degli alunni stranieri sulla popolazione scolastica è del 5%; fra quattro anni si prevede, stante gli attuali flussi migratori, che nelle prime classi della scuola elementare vi sarà uno straniero ogni dieci alunni.
Del resto, senza gli stranieri, le classi italiane sarebbero destinate a svuotarsi: gli italiani diminuiscono al ritmo di 4.400 nati all’anno mentre gli stranieri aumentano di 1.800.
Tuttavia – secondo la stima – non si può parlare di una vera compensazione: gli stranieri si concentrano soprattutto al nord, dove gli italiani non diminuiscono, mentre il forte calo di italiani si ha al sud.
In Veneto e Emilia Romagna, l’incidenza degli alunni stranieri sarà addirittura del 16%. In queste regioni siederà, fra quattro anni, sui banchi di prima almeno un alunno straniero ogni sei. In Lombardia e in Umbria l’incidenza straniera sarà di poco inferiore.
Sulla diversa presenza di stranieri nelle regioni, lo studio sottolinea che nelle aree meridionali, dove gli stranieri sono pochi anche se in lento aumento, gli italiani diminuiscono alla media di circa 3.800 l’anno, mentre al nord si mantengono a livelli costanti, con lievi aumenti in Lombardia (70 in più all’anno) e in Emilia Romagna (150) e nell’Italia centrale diminuiscono in media di circa 450 l’anno.
Il trend demografico destabilizzerà l’organizzazione della scuola: il calo di nascite nelle aree meridionali è inarrestabile, con conseguenze che nel breve periodo si faranno sentire nuovamente sul sistema di istruzione. Per avere un’idea più precisa del fenomeno, Tuttoscuola confronta il numero dei ragazzi al Sud che al primo gennaio 2006 avevano 13 anni di età (sono i 15enni in età d’obbligo oggi) con quelli di età inferiore all’anno: circa 251.500 i primi, circa 199.500 i secondi, cioé 52 mila in meno che corrispondono ad un calo superiore al 20%.
Il calo corrisponde ad un minor numero di sezioni di scuola dell’infanzia (circa 170 in meno all’anno), di classi di scuola primaria (200 in meno) e di scuola media (175).Tra le regioni meridionali fanno registrare il maggior calo di popolazione la Basilicata (30%), il Molise (27%) e la Calabria (25%). Il Nord aumenta i livelli delle diverse classi di età al ritmo medio di 1.200 bambini all’anno che corrisponde, in età di scolarizzazione, ad un fabbisogno medio all’anno di circa 180 tra nuove sezioni e classi da istituire.Effetti di segno opposto, dunque, tra Sud e Nord, con conseguenze sugli organici del personale a carico dello Stato e delle spese per servizi a carico dei Comuni.
(29 maggio 2007)