Turkson: “Leggi non bastano, serve conversione dei cuori”. “Aiutare le vittime a reinserirsi”
Roma – 9 maggio 2012 – Le cifre relative al traffico di esseri umani e alla schiavitu’ ”sono agghiaccianti”. La denuncia viene dal cardinale Peter Turkson, Presidente del Pontificio consiglio giustizia e pace in un intervento pubblicato ieri dall’Osservatore Romano.
“Nonostante lotte e guerre storiche e nonostante da oltre un secolo il diritto internazionale, arricchito da decine di accordi e dichiarazioni a livello mondiale abbia messo al bando ogni forma di schiavitu’ e di traffico di esseri umani – afferma il cardinale – ancora oggi si contano milioni e milioni di vittime di questo drammatico fenomeno. Non a caso il commercio di esseri umani e’ considerato la seconda attivita’ criminale piu’ redditizia a livello mondiale, dopo il traffico illegale delle armi”.
La denuncia del porporato e’ giunta nel corso della conferenza internazionale sul traffico di esseri umani che, organizzata dal dicastero Vaticano in collaborazione con l’ufficio per le politiche migratorie della Conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles, si e’ svolta a Roma.
Il cardinale Turkson ha posto innanzitutto in evidenza il fatto che ”le leggi nazionali e gli accordi internazionali, pur essendo necessari, da soli non possono sconfiggere questi mali che affliggono l’umanita’. La promozione dei diritti fondamentali della persona, di ogni persona, e’ un compito che esige in primo luogo la conversione dei cuori. Potremmo dire, parafrasando quanto scritto da Benedetto XVI sullo sviluppo, che la protezione dei diritti umani e’ impossibile senza uomini retti, che vivano fortemente nelle loro coscienze l’appello del bene comune”.
Cio’ significa che gli sforzi tendenti alla protezione delle vittime e al perseguimento dei responsabili del traffico devono essere completati ”da un approccio olistico, in cui una componente preminente sia accordata a un’educazione autentica della popolazione, specie dei gruppi piu’ vulnerabili”.
Il presidente di Iustitia et Pax non ha dimenticato di mettere al centro dell’attenzione dei partecipanti le vittime. Non basta solo liberarle dalla condizione di sfruttamento cui sono sottoposte – ha detto – ma occorre anche accompagnarle lungo il cammino della riabilitazione e della reintegrazione. Altro argomento proposto dal porporato all’attenzione dei partecipanti e’ stato l’ambiente in cui maturano questi comportamenti delinquenziali.
“Allargando la prospettiva – ha detto in proposito – e’ necessario che ogni persona di buona volonta’ si impegni per costruire un ordine sociale internazionale piu’ giusto, affinche’ la poverta’ e il sottosviluppo cessino di costituire un terreno fertile in cui i trafficanti possano trovare potenziali vittime”.