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Centri di espulsione. “Vanno superati, no al piano del Viminale”

LasciateCIEntrare contro il “documento programmatico” scritto dalla task force guidata da Ruperto. “Rispettare i diritti costa meno che violarli”

Roma – 8 maggio 2013 – Non prendere in considerazione il “Documento programmatico sui Centri di Identificazione ed Espulsione” scritto dalla task force del ministero dell’Interno e avviare una discussione, con la politica e con le associazioni, per arrivare al superamento dei Cie. “Tenendo comunque presente che rispettare i diritti delle persone costa, anche in termini economici, meno che violarli”

È l’appello lanciato al governo dai promotori della campagna LasciateCIEntrare, che hanno risposto ieri al documento del Viminale.

Quel documento, denunciano, è stato realizzato “da un gruppo di lavoro composto esclusivamente da funzionari del Ministero dell’Interno che hanno lavorato in assoluta segretezza, del tutto impermeabili alle pur rilevanti analisi e proposte avanzate da più parti sul tema dei C.I.E”. E presentato in “una situazione di gravissima crisi istituzionale, sottolineata dalla rielezione del Capo dello Stato, e di temporanea paralisi dell’attività governativa”, ignorando anche le più recenti analisi e prese di posizione autorevoli, estremamente critiche verso lo stato della detenzione amministrativa”.

La task force guidata dal sottosegretario Saverio Ruperto, ricorda LasciateCIEntrare, ha “prospettate soluzioni ulterioremente ed inutilmente repressive (quali ad es. l'isolamento) per contrastare le sommosse dei trattenuti, persone, lo si vuole ricordare, sottoposte a detenzione meramente amministrativa a causa della sola condizione di irregolarità (condizione subita e non certamente voluta)”.

E ha dimenticato “quanto di recente stabilito dalla sentenza del Tribunale di Crotone del 12.12.2012 che ha assolto dei cittadini stranieri accusati di danneggiamento e di resistenza a pubblico ufficiale, in quanto la rivolta era una “difesa proporzionata all'offesa”. Offesa consistente nel trattenimento in strutture ”al limite della decenza”, cioè, ha evidenziato il giudice, “non convenienti alla loro destinazione: che è quella di accogliere essere umani”.

Inoltre, quel documento “ sembra ignorare e mal interpretare sia alcuni disposti normativi sia le prassi illegittimamente attuate nei Cie e negli altri centri “informalmente” ed arbitrariamente adibiti a Cie. Nessuna parola viene poi spesa sulle categorie più vulnerabili di trattenuti quali ad esempio le donne vittima di tratta che dovrebbero poter usufruire effettivamente delle tutele offerte dall'art. 18 testo unico immigrazione”.

Di qui la richiesta che “il Ministero dell’Interno e le Istituzioni governative e parlamentari non tengano conto del Documento Programmatico sui CIE, che manifesta la totale ignoranza delle effettive criticità della detenzione amministrativa e auspicano che venga istituita una Conferenza nazionale, nella quale siano coinvolte le associazioni, le Commissioni parlamentari, i partiti, con l’obiettivo di predisporre un programma serio e concreto di superamento del sistema dei CIE e di riforma della legislazione in materia di immigrazione e asilo in un'ottica di riduzione anziché di fabbricazione dell'irregolarità e di tutela dei soggetti vulnerabili come imposto anche dalle direttive europee”.

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