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Referendum. Staderini: “Solo così si cambia. Tutti in Comune a firmare”

Il segretario dei Radicali Italiani: “Superiamo la Bossi-Fini e il pacchetto sicurezza. Gli italiani sono più avanti di chi li rappresenta in Parlamento. Il Partito Democratico fa lo struzzo, incomprensibile e imbarazzante”

Roma – 30 agosto 2013 – Serve un rush finale per i referendum sull’immigrazione promossi dai Radicali Italiani. Manca una dato certo sulle firme raccolte finora, ma senza un’impennata, da qui al 30 settembre, sarà difficile centrare l’obiettivo di 500 mila adesioni sotto ogni quesito, indispensabili per portare gli italiani alle urne.

"I nostri banchetti nelle piazze non basteranno, anche per la difficoltà in molte realtà di trovare autenticatori disponibili, e quindi dobbiamo utilizzare al massimo l'unica possibilità offerta dallo Stato, ovvero gli uffici dei Comuni” spiegano i promotori. Di qui l’appello a presentarsi in questi giorni nel proprio Comune di residenza, dove i Radicali hanno inviato (“spendendo decine di migliaia di euro" ) i moduli necessari.

La posta in gioco, conviene ricordarlo, è un attacco al cuore dell’attuale legge sull’immigrazione.

Un quesito è per l' abolizione dell reato di clandestinità, che ha trasformato in criminale chi non ha il permesso di soggiorno. L’altro  vuole tagliare il nodo tra permanenza regolare in Italia e contratto di lavoro, che consegna alla clandestinità chi perde il posto e impedisce a chi un lavoro ce l’ha, ma in nero, di mettersi in regola.

C'è bisogno  dei referendum? Non basta  l’azione del governo e del Parlamento, dove pure si sta parlando di riforma dell’immigrazione?
“I due referendum rappresentano ancora oggi l’unico strumento per imporre all’agenda politica il superamento della Bossi-Fini e del pacchetto sicurezza” dice a Stranieriinitalia.it Mario Staderini, segretario dei Radicali italiani. “Inutile far finta che dalle sporadiche aperture di qualche esponente illuminato del centrodestra scaturisca una riforma della legge. Non sono aperture tali da far sperare in qualcosa di concreto. Se poi si dovesse andare ad elezioni anticipate, già immaginiamo la propaganda contro l’immigrazione”.  

Ma se la politica non vuole queste riforme, perché dovrebbero volerle gli italiani, chiamati alle urne con un referendum?
“Perché, come ci hanno fatto capire anche le tante persone e le tante associazioni che abbiamo incontrato dall’inizio di questa campagna referendaria, il Paese è già molto più avanti di chi ancora difende un approccio securitario sul’immigrazione  oppure di chi ha il timore di essere impopolare se sfida quella propaganda con percorsi di integrazione. Gli italiani incontrano gli stranieri tutti i giorni nelle loro case o nei luoghi di lavoro. E sarebbe importante far conoscere loro anche i costi della repressione e i mancati introiti per tasse contributi non versati dai lavoratori senza permesso di soggiorno che non possono avere un contratto regolare”.

I referendum non hanno trovato molte sponde nei partiti, a cominciare dal PD che pure aveva la riforma dell’immigrazione nel programma elettorale
“Trovo incomprensibile e imbarazzante che dal Partito Democratico, che conta sette candidati alla segreteria e svariate correnti, l’unica risposta sia stata quello dello struzzo, l’ indifferenza. Ho scritto anche sull’Unità rivolgendomi ai militanti, ai dirigenti e a Guglielmo Epifani, ma non ho ricevuto alcuna risposta.  L’unica teorica adesione, all’inizio di questa campagna, è arrivata da Livia Turco, Khalid Chaouki e Marco Paciotti del Forum Immigrazione, che però non sono riusciti a portarsi dietro il partito”.

La sinistra vi ha lasciato soli in questa battaglia?
“Con noi c’è il partito socialista italiano. Anche Sinistra Ecologia Libertà e Rifondazione Comunista si erano impegnate a raccogliere  centomila firme per i referendum, però non ho visto Nichi Vendola o Paolo Ferrero fare campagna, non mi pare che si siano spesi per questo obiettivo. Anche la Cgil, nonostante la spinta del responsabile immigrazione Piero Soldini, alla fine si è rivelata estranea, se non addirittura ostile. Sono atteggiamenti sbagliati e poco lungimiranti”.

Perché?
“Perché la spinta migratoria tornerà a crescere è sarà gioco facile riprendere la propaganda securitaria. Si perde l’occasione di raccogliere cinquecentomila, un milione di firme che permettano i giocare d’attacco su questi temi e seminare conoscenza contro la demagogia leghista”.

Il disinteresse dei partiti non è l'unico problema in questa campagna referendaria
“Ci sono i soliti ostacoli alla legalità. In molte città non abbiamo potuto mettere i banchetti per mancanza di autenticatori. Noi continuiamo con i tavoli fino a fine settembre, ma invitiamo tutti ad andare a firmare nei prossimi giorni negli uffici comunali. E poi serve che televisioni e giornali ne parlino, a cominciare dalla Rai. Due giorni fa abbiamo protestato davanti al Comune di Roma e ne ha parlato un tg: il risultato è che ieri c’era la fila di persone che volevano firmare”.

Elvio Pasca

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