Il premier sulla nomina della ministra dell’integrazione: "Stiamo cambiando il Paese". The Economist: "Attacchi vergognosi, italiani razzisti?"
Roma – 31 agosto 2013 – Cécile Kyenge ministra dell'Integrazione? Per Enrica Letta è stata una scelta "non semplice, difficile, alla quale tenevo", che "avevo in testa sin dall'inizio", sulla quale "ho pensato a lungo, in solitudine, perche' ci sono dei momenti della vita politica e istituzionale, come ho imparato in questi quattro mesi, in cui bisogna decidere in solitudine".
Il presidente del Consiglio lo ha detto ieri a Genova, intervenendo alla Festa nazionale del Partito Democratico. "Una scelta nostra che sta cambiando il Paese, non è retorica” ha sottolineato.
“Oggi – ha aggiunto il premier – sono stato emozionato nel vedere che per una volta l''Economist' parla dell'Italia per parlare di Cecile, di tutti gli attacchi razzisti di cui Cecile è oggetto quotidianamente, ma parla di quella scelta perche' era necessaria”.
“Grazie alla fatica di questi quattro mesi di Cecile, a quel razzismo di ritorno che esiste profondamente abbiamo dato il colpo di grazia. L'Italia in questi quattro mesi – ha ribadito Letta – è cambiata grazie alle nostre scelte".
The Economist: "Italiani razzisti?"
Il premier ha fatto riferimento a un articolo dedicato ieri a Kyenge dall’Economist, intitolato “Educating Cècile”. Racconta il “duro battesimo politico” del primo ministro nero italiano, parlando degli attacchi razzisti che ha subito in questi mesi, dall’ “orango” di Calderoli al più recente paragone con una prostituta fatto da un esponente locale del Pdl.
Il settimanale parla anche della legge sulla cittadinanza e dell’opposizione della Lega Nord a una riforma per le seconde generazioni. Opposizione che svelerebbe “la falsità della tesi della Lega di non essere xenofoba ma solo contraria all’immigrazione illegale”.
“Il vergognoso trattamento riservato al primo ministro nero del Paese, e la sua limitata condanna, non solo danneggia l’immagine dell’Italia, ma cozza anche con la diffusa convinzione che gli italiani siano liberi da razzismo”. “Un duro lavoro – conclude The Economist – attende la signora Kyenge”