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Strage di Castel Volturno. Kyenge: “Immigrati alleati contro le mafie”

Cinque anni fa i casalesi uccisero sei innocenti solo perché africani. Una medaglia per Josephe Ambora, morto lo scorso anno, che incastrò i killer con la sua testimonianza

Roma – 19 settembre 2013 – Il 18 settembre 2008 un gruppo di fuoco del clan dei Casalesi, capeggiato da Giuseppe Setola,  uccise a Castel Volturno sei immigrati africani che si trovavano per caso nella sartoria etnica ''Ob Ob Fashion'' e nulla avevano a che fare con i traffici dei camorristi.

Si trattò probabilmente un’intimidazione contro tutti gli immigrati che vivevano nella zona. Nella sentenza di primo grado che condannò gli autori della strage all’aggravante del razzismo i giudici affiancarono quella del terrorismo. I killer furono incastrati grazie alla coraggiosa testimonianza di Joseph Aiymbora, l’ unico sopravvissuto, che dopo essere stato ferito all’addome e alle gambe si finse morto.

''Le vittime di questa strage prive di alcuna colpa, a dispetto delle prime illazioni, erano giovani ragazzi africani che vivevano e lavoravano nella zona di Castel Volturno'' ricorda la ministra per l'Integrazione Cecile Kyenge in un messaggio inviato ai responsabili del Centro sociale ex Canapificio di Caserta, che ieri hanno commemorato l’eccidio.

 ''La parola immigrazione – prosegue la Kyenge – è stata troppo spesso accostata, quasi come sinonimo, alla parola criminalità. Ma la storia di Castel Volturno insegna che proprio gli stranieri che decidono di vivere in Italia possono divenire un alleato importante della lotta contro le mafie. Si sta diffondendo tra molti migranti il coraggio di denunciare situazioni di illegalità e sfruttamento, aiutando la giustizia a fare il suo corso”.

Josephe Ambora è morto lo scorso anno per un aneurisma. Ieri il commissario prefettizio Antonio Contarino, che è intervenuto alla commemorazione, ha comunicato che il governo ha deciso di conferirgli una medaglia al valore.
 

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