La protesta lanciata dalle comunità di immigrati insieme a Ziarul Românesc e Foreignersinuk.co.uk. Cehan: “Ci descrivono in modo paradossale, rubiamo posti di lavoro o vogliamo i sussidi per la disoccupazione?”
Roma – 6 dicembre 2013 – “Basta discriminazioni. Siamo cittadini europei come voi”. È la protesta lanciata dalle comunità romena e bulgara in Gran Bretagna insieme al settimanale Ziarul Românesc e a Foreignersinuk.co.uk, testate edite Oltremanica da Stranieri in Italia.
Lunedì ci sarà una manifestazione a Downing Street, davanti alla residenza di David Cameron. Proprio all’inizio della prossima settimana, infatti, il primo ministro inglese sarà a Strasburgo per chiedere di limitare la libera circolazione dei cittadini europei all’interno dell’Unione, introducendo restrizioni soprattutto per l’accesso al welfare degli altri Stati membri.
Gli organizzatori prevedono la partecipazione di migliaia di persone, pronte a scendere in strada e a far sentire la loro voce contro una situazione che giudicano ormai insostenibile.
“Le discriminazioni sono evidenti in alcuni livelli della società britannica. Non solo nella retorica politica faziosa in cerca di consensi, ma anche nell’azione politica del governo. Questa nega sistematicamente diritti garantiti dall’appartenenza all’Unione Europea, che chiaramente stabilisce uguaglianza di diritti per i cittadini romeni e bulgari in Gran Bretagna” ha spiegato a Ziarul Românesc Paul Suciu, uno dei promotori della protesta.
Ziarul Românesc e Foreignersinuk.co.uk hanno pubblicato una lista dettagliata delle discriminazioni denunciate dai cittadini neocomunitari.
Si parte del diritto all’educazione, negato limitando o cancellando le borse di studio, complicando la burocrazia per presentare le domande o sospendendo di colpo l’erogazione di fondi già accordati. Anche l’accesso dei neocomunitari al mercato del lavoro è soggetto a restrizioni, gli studenti possono avere un lavoro part-time ma per l’autorizzazione ci vuole anche un anno ed è stato dimostrato che si multano i lavoratori assunti irregolarmente, ma non i loro datori di lavoro.
C’è poi il nodo fondamentale dell’accesso all’assistenza legale, sociale e sanitaria. Romeni e Bulgari, denunciano i promotori della protesta, vengono ostacolati nell’accesso ai loro diritti, disinformati, trattati come parassiti. Una comunità che le statistiche dicono per lo più composta da giovani ambiziosi e senza figli viene accusata ingiustamente di fare “turismo dei sussidi”.
È negata, di fatto, anche la libertà di movimento se le autorità possono trattenere anche per un anno i documenti essenziali per viaggiare nell’Ue. Si dibatte poi pubblicamente sull’espulsione delle categorie più povere di cittadini Ue, che arrivano da Romania e Bulgaria. Ci sono i soldi dati a chi parte spontaneamente, ma anche pressioni negative come la campagna “Go Home” diffusa su volantini, giornali e camion pubblicitari.
I promotori denunciano poi violazione del diritto di associazione, che si concretizza in una campagna diffamatoria nei confronti di romeni e bulgari che fa crescere il timore della gente nei loro confronti e attraverso pressioni politiche e finanziarie sulle istituzione di istruzione superiore per prevenire l’organizzazione formale di proteste. È infine a rischio anche la privacy: romeni e bulgari non vengono informati della possibilità di presentare autocertificazioni sulle loro entrate anzichè, ad esempio, i loro estratti conto bancari.
“Nel Regno Unito la comunità romena non è grandissima, ha solo 100 mila residenti registrati. Eppure contro i romeni c'e' una accesa retorica che odora di campagna elettorale. Prima era roba da populisti dell’ UKIP, il partito di Nigel Farage, adesso invece la palla l'hanno presa anche i Tory, che cercano di recuperare l'elettorato radicale” commenta Sorin Cehan, direttore di Ziarul Românesc e , in Italia, del settimanale Gazeta Românească.
“Adesso – nota il giornalista- il nemico non è più l'idraulico polacco, ma l'operaio romeno che viene descritto in modo paradossale: viene e ruba il posto di lavoro agli inglesi, e nello stesso tempo non vuole lavorare e chiede i sussidi per la disoccupazione e altri assegni sociali del generoso welfare inglese”.
Confronti con la situazione in Italia? “L'attuale immagine dei romeni nel Regno Unito può essere paragonata a quella dei romeni in Italia ai tempi del delitto Reggiani. Però qui la comunità non si è mai organizzata per protestare contro i torti subiti dai politici e dai media. Devo dire che i romeni in Gran Bretagna, complice forse una società più liberale, sono più attivi nella difesa dei loro diritti”.
EP