Tra le misure del governo per ridurre la popolazione carceraria anche alcune norme dedicate agli immigrati. Si tenta di ridurre la permanenza degli ex detenuti nei Cie
Roma – 18 dicembre 2013 – Si parla anche di immigrati nel decreto legge sulle carceri approvato ieri dal Consiglio dei Ministri, perché se si vuole alleggerire la situazione dei nostri penitenziari non si può non partire da un dato: un detenuto su tre non è italiano.
Il testo non è ancora disponibile, ma secondo le anticipazioni fornite dal governo si aumenteranno le espulsioni di condannati stranieri come alternativa al carcere e si anticiperà l identificazione dei detenuti stranieri, senza farli passare o riducendo al massimo la permanenza,dopo la reclusione, nei Centri di Identificazione ed Espulsione.
“Si interviene – spiega un comunicato di Palazzo Chigi – sulla disciplina della espulsione per detenuti non appartenenti alla UE attraverso un ampliamento della platea dei potenziali destinatari della misura e mediante un più efficace coordinamento dei vari organi coinvolti nell’iter procedurale”.
Il decreto interviene quindi sull’articolo 16 del testo unico sull’immigrazione, che prevede l’ “espulsione a titolo di sanzione sostitutiva o alternativa alla detenzione”. Oggi il giudice, quando condanna uno straniero a una pena detentiva inferiore ai due anni, può già decidere di far rimpatriare dalla Polizia il condannato, anziché mandarlo in carcere in Italia. Il decreto allargherà, bisogna vedere come, questa possibilità.
Inoltre, vengono introdotte procedure per anticipare l’identificazione dei detenuti stranieri in vista di un loro futuro rimpatrio, anche con la collaborazione dei consolati. È una misura invocata da tempo, anche per evitare che, scontata la pena, gli ex detenuti debbano andare a ingrossare la popolazione dei Centri di Identificazione ed Espulsione, destinati agli immigrati irregolari.
“L’avvio delle procedure fin dal momento dell’arresto – spiega il governo – potrà ridurre i tempi di permanenza presso i CIE in caso di anticipata scarcerazione con un’evidente riduzione del rischio di non identificazione nei 18 mesi. Per altro verso la corretta applicazione della norma produrrà un numero minore di detenuti con effetti positivi sul sovraffollamento”.