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SICUREZZA: DL; MAGGIORANZA IN AFFANNO,CLIMA DI SOSPETTI/ANSA

(di Corrado Sessa) (ANSA) – ROMA, 5 DIC – Le tensioni nella maggioranza, acuite dalle considerazioni di ieri del presidente della Camera Fausto Bertinotti sul centrosinistra che ha "fallito", si sono puntualmente scaricate sul Senato, dove l’Unione ha vissuto un’ altra delle sue giornate nere nelle votazioni sul decreto che consente le espulsioni di immigrati comunitari per motivi di sicurezza. E’ un provvedimento che divide riformisti e sinistra radicale e che vede su sponde opposte soprattuto i centristi e il Prc. A palazzo Madama si respira perciò un clima di sospetti, con i diniani che rivendicano mani libere nelle votazioni e Rifondazione sul piede di guerra. Così la maggioranza è andata sotto fin dalla mattina per due volte su questioni procedurali, anche perché mancavano due senatori dell’Unione e, dei senatori a vita che sostengono il governo, in mattinata, c’era solo Rita Levi Montalcini. Una situazione ad alto rischio con la quasi certezza che se i Liberaldemocratici (Lamberto Dini, Giuseppe Scalera e Lamberto Dini) e la coppia Willer Bordon e Roberto Manzione avessero votato in difformità dal resto del centrosinistra, oggi al Senato la maggioranza avrebbe subito una nuova Caporetto. Anche perché il Prc era pronto a giocare in proprio se ci fossero state defezioni da parte dell’ala centrista dell’Unione. Per giunta, prima della pausa per il pranzo, il Senato aveva votato a maggioranza schiacciante un emendamento bipartisan sull’obbligo per gli immigrati di dimostrare che i loro guadagni derivano da "fonti lecite", con il voto contrario di alcuni senatori della sinistra. Di fronte ai rischi di sfilacciamento, il governo è corso ai ripari e, in una riunione d’urgenza a cui hanno preso parte il ministro dell’Interno Giuliano Amato, il Guardasigilli Clemente Mastella (presente anche perché è senatore), il ministro dei Rapporti con il Parlamento Vannino Chiti e i capigruppo della maggioranza, compresi Scalera per i diniani e Manzione per l’Ud, ha cercato una via d’uscita per non rischiare anche nella seduta del pomeriggio. E’ stata una riunione tesa, dove Mastella ha alzato la voce e si è scontrato con la senatrice del Prc Luisa Boccia. E’ stata valutato se porre la questione di fiducia. Ipotesi subito scartata perché, a causa delle assenze, il pericolo di far cader il governo sarebbe stato più che concreto. E, come ha sottolineato un partecipante, il Prodi "non gradisce certo cadere su un decreto quasi imposto da Veltroni". Nel corso della riunione, comunque, l’Unione si sarebbe ricompatatta, assicurando un voto in linea con le posizioni del governo. "Siamo compatti nel voto sugli emendamenti", hanno detto sia Anna Finocchiaro (Pd) che Giovanni Russo Spena (Prc). Quest’ultimo ha precisato: "Settori della maggioranza hanno detto che al massimo potranno astenersi, ma al Senato vale come un voto contrario, su alcuni emendamenti dell’opposizione". Il riferimento è ai diniani che però hanno dato una diversa versione dell’incontro. "Ci sono una serie di emendamenti della maggioranza che sono stati stravolti e valuteremo nel merito, caso per caso", ha detto Scalera rivendicando libertà d’azione. Il clima di sospetti nell’Unione è rimasto e i senatori del Prc, riunitisi dopo l’incontro con il governo, hanno avvertito che "al primo incidente politico" nelle votazioni (quindi esclusi gli incidenti tecnici o involontari) sono pronti a "trarne le conseguenze" affossando il decreto. A fine giornata, Mastella se l’é presa con il Prc. "Se pensano di ricattare Prodi, allora siamo noi che non ci stiamo. Un problema politico nella coalizione c’é e non possiamo continuare a fare finta di niente".(ANSA).

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