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Minacce, secchiate d’acqua, frustate. Il destino dei profughi in Libia VIDEO

Le immagini riprese da un adolescente siriano in uno dei capannoni dove si attende la partenza per l'Italia. "Se mi avessero visto mi avebbero ucciso"

Roma – 24 febbraio 2014 – Inginocciati seminudi davanti ai trafficanti di uomini. Prima arrivano le secchiate d'acqua fredda sotto gli occhi di un sorvegliante armato, poi le frustate man mano che entrano nel capannone in Libia dove attenderanno la partenza con l'Italia.

É il destino di un gruppo di profughi , ripreso con il telefonino da Tarek, sedicenne siriano scappato dalla guerra e riuscito ad arrivare a Lampedusa dopo un viaggio durato più di due mesi. È andato prima in Sudan, poi ha attraversato il Sahara fino in Libia, infine ha affrontato il Mediterraneo. (clicca sull'immagine per guardare il video)

La famiglia di Tarek ha pagato seimila dollari ai trafficanti di uomini per “metterlo in salvo”. Chissà se immaginava a cosa sarebbe andato incontro. “Se mi avessero visto mentre filmavo, sarei stato ucciso” ha raccontato l'adolescente al Daily Telegraph, che ha pubblicato il suo video.

Anche i suoi compagni di viaggio hanno raccontato di essere stati minacciati, picchiati e derubati dai trafficanti, che poi li hanno stipati in duecento su un barcone per l'ultimo tratto del loro viaggio. La seconda parte del video mostra i profughi ormai nel centro di accoglienza di Lampedusa, mentre si disputano i vestiti distribuiti dai volontari.

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