Le proposte del Cir e Marazziti (PI) per superare l’attuale crisi del diritto d’asilo. "La lotta ai trafficanti senza ingressi regolari creerà un altro muro"
Roma – 24 giugno 2015 – Rafforzare e introdurre forme di ingresso protetto in Europa per chi fugge da guerre e persecuzioni. E superare il sistema di Dublino, anche creando un “status di rifugiato europeo”, che permetta a chi ottenuto protezione in un Paese dell’Ue, di scegliere dove andare a vivere.
Sono le proposte presentate oggi a Roma dal Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) e dal deputato Mario Marazziti (Per l’Italia), per il “superamento dell’attuale crisi del diritto d’asilo e della protezione internazionale dei rifugiati in Italia e in Europa”.
“Non siamo ottimisti sugli esiti del Consiglio Europeo di domani. L’unica cosa su cui sembra che ci sia accordo è l’operazione “Eunafvor-Med”per il contrasto ai trafficanti Con l’intento dichiarato di evitare le morti in mare, ma con la conseguenza concreta di impedire gli arrivi dei profughi. E queste persone che alternative avranno alle carceri Libiche?” chiede Christopher Hein, Direttore del CIR.
“Se le misure di contrasto ai trafficanti di persone non verranno affiancate da misure di ingresso regolare – spiega – si rischia di costruire un altro muro, di condannare i richiedenti asilo, i rifugiati e i migranti presenti in Libia ad essere esposti ad ogni tipo di violenza e negazione di diritti elementari, senza avere scampo. In questo modo non si produrrà altro che l’utilizzo di nuove rotte più lunghe e ancor più pericolose per raggiungere il nostro continente”.
Il CIR, nell’ambito dell’iniziativa PONTI NON MURI, finanziata della Fondazione UNIPOL, promuove a tutti i livelli misure che offrono concrete alternative alle persona in fuga. A termine molte breve chiede che vengano fortemente potenziati i programmi di reinsediamento, programmi di ammissione umanitaria e sponsorizzazione di ingressi da parte di familiari residenti, gruppi di cittadini e associazioni.
La cifra proposta nell’Agenda Europea immigrazione di 20mila posti di reinsediamento su base volontaria per tutti i Paesi Europei è del tutto insufficiente. Nel 2014, solo 7.268 rifugiati sono stati reinsediati in Europa. Nello stesso anno, gli Stati Uniti hanno reinsediato 73.011 rifugiati, l’Australia he ha reinsediati 11.570 e il Canada 12.277 (dati UNHCR). Deve anche essere introdotta una deroga dall'obbligo del visto o agevolazioni per ottenere un visto in favore di persone provenienti da aree di conflitto e di persecuzioni.
Queste misure non comportano una modifica della legislazione in vigore, ma piuttosto un’applicazione delle norme esistenti orientata verso la protezione. L'Unione Europea dovrebbe infine adottare linee guida, al fine di armonizzare le modalità di ciascuno Stato membro circa il rilascio di visti umanitari con validità territoriale limitata. Nella revisione del Codice Europeo sui visti deve essere introdotta la possibilità di emettere visti di protezione.
In una seconda fase, gli Stati membri devono introdurre o re-introdurre schemi nazionali di ingresso protetto per richiedenti asilo nei loro paesi di origine e per coloro che non riescono ad ottenere protezione nei paesi terzi di primo approdo o di transito. Infine si chiede in una terza fase che la Commissione proponga una Direttiva sulle procedure di ingresso protetto (PEP) da introdurre in tutti gli Stati membri, in uno spirito di condivisione delle responsabilità tra i Paesi dell'Unione europea ai sensi dell'articolo 80 del Trattato di Lisbona.
“Una road map che abbiamo definito aiuterebbe anche a ridurre notevolmente i movimenti irregolari di richiedenti asilo all’interno dell’Unione Europea, ripartendo più efficacemente all’interno del territorio europeo la responsabilità dell’accoglienza dei rifugiati tra tutti gli Stati membri” conclude Hein.
La Proposta di Legge Organica sul Diritto d’Asilo depositata dall’On. Marazziti pochi giorni fa alla Camera dei Deputati contieni degli strumenti efficaci per ridurre il rischio di morire nel mare: un Programma Nazionale di Reinsediamento e la possibilità di presentare domanda d’asilo alle nostre ambasciate dai paesi di origine e di transito. Siamo convinti che l’Italia debba fare un primo passo per poi promuovere queste soluzioni a livello comunitario.
Se da una parte il problema dell’arrivo in Europa dei profughi preoccupa moltissimo, dall’altra il Consiglio Europeo deve essere in grado di dare risposte credibili a quanti sono arrivati nel nostro continente.
“Il balletto delle cifre sulla possibile ricollocazione di un numero esiguo di rifugiati non fa bene alla credibilità dell’Europa, così come le nuove frontiere che si sono rialzate tra l’Italia e i Paesi del Nord. Le limitazioni alla libertà di circolazione rappresentano ferite aperte che denunciano una degenerazione di un sistema asilo che al momento evidentemente non funziona. Le quote, se approvate, potranno aiutare l’Italia e la Grecia a defaticare un sistema d’asilo in affanno, ma non risolveranno i problemi dei rifugiati che, spostati come pacchi postali, cercheranno comunque di arrivare alla loro meta” dichiara Roberto Zaccaria, Presidente del CIR.
“Noi crediamo – aggiunge Zaccaria – che l’unica concreta possibilità sia superare il “Sistema Dublino”, ormai miseramente fallito. Per questa ragione promuoviamo la creazione di uno “status di rifugiato europeo” attraverso il mutuo riconoscimento delle decisioni positive che permetterebbe ai rifugiati, una volta riconosciuti tali, di scegliere il Paese Europeo in cui stabilirsi. Se l’Europa vuole essere credibile deve poter dare delle risposte dignitose alle esigenze dei rifugiati”.
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