La Corte Costituzionale cancella il requisito della cittadinanza. “Anche gli stranieri hanno il diritto e il dovere di rendersi utili alla società”
Roma – 25 giugno 2015 – D’ora in poi non c’è scusa che tenga. Anche le ragazze e i ragazzi stranieri vanno ammessi al Servizio Civile Nazionale. La norma che prevedeva il requisito della cittadinanza italiana non esiste più: è stata cancellata perché contraria ai principi di solidarietà e uguaglianza sanciti dalla nostra Costituzione.
È una sentenza depositata oggi dalla Corte Costituzionale a far finire una battaglia civile e legale che dura da anni. La stessa che nei tribunali ha visto bocciati più volte i bandi per soli italiani emanati dal governo, perché discriminatori, tanto che anche tra i 30 mila volontari reclutati per il 2015 sono stati ammessi gli stranieri.
Tutto è nato da un ricorso presentato a Milano nel 2011 da un giovane figlio di immigrati pakistani insieme alle associazioni Asgi e Avvocati per Niente contro il bando che gli impediva di fare il servizio civile a Milano, città dove era cresciuto. Il tribunale gli ha dato ragione in primo e secondo grado, la Cassazione, pur condividendo lo stesso orientamento, ha chiesto l’intervento della Corte Costituzionale.
Così si arriva alla sentenza di oggi, che “dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art. 3, comma 1, del decreto legislativo 5 aprile 2002, n. 77 (Disciplina del Servizio civile nazionale a norma dell’articolo 2 della L. 6 marzo 2001, n. 64), nella parte in cui prevede il requisito della cittadinanza italiana ai fini dell’ammissione allo svolgimento del servizio civile”.
“L’ammissione al servizio civile – scrive la Corte – consente oggi di realizzare i doveri inderogabili di solidarietà e di rendersi utili alla propria comunità, il che corrisponde, allo stesso tempo, ad un diritto di chi ad essa appartiene”. “L’esclusione dei cittadini stranieri, che risiedono regolarmente in Italia, dalle attività alle quali tali doveri si riconnettono appare di per sé irragionevole“.
Il servizio civile va visto anche come “un’opportunità di integrazione e di formazione alla cittadinanza” e le “attività di impegno sociale” sono “base della convivenza“.
“L’esclusione dei cittadini stranieri – conclude la Corte Costituzionale – impedendo loro di concorrere a realizzare progetti di utilità sociale e, di conseguenza, di sviluppare il valore del servizio a favore del bene comune, comporta dunque un’ingiustificata limitazione al pieno sviluppo della persona e all’integrazione nella comunità di accoglienza”.
“E’ una decisione importantissima, che incide sulla nozione stessa di cittadinanza e di patria: sono cittadini tutti coloro che condividono le sorti della comunità nella quale vivono e ad essi spetta uguaglianza di diritti e doveri” commenta l’avvocato. Alberto Guariso, che ha curato il ricorso presentato dal giovane di origine pakistana e dalle associazioni ASGI e APN.
La sentenza di oggi darà una mano anche al Parlamento, ancora impegnato a varare la riforma del Terzo Settore, che parla anche di Servizio Civile. Né il governo né la Camera dei Deputati hanno avuto il coraggio di inserire nel testo l’apertura ai giovani stranieri, ora il Senato potrà metterla nero su bianco, sapendo che sta agendo nello spirito della Costituzione.
Stranieriinitalia.it
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