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MADRE DONNA SENEGALESE CHE SI BRUCIÒ A ROMA,VOGLIO GIUSTIZIA

(ANSA) – BRESCIA, 3 GEN – "E’ inammissibile quanto è accaduto a mia figlia. Agirò legalmente". L’intenzione di procedere legalmente è stata annunciata oggi a Brescia da Marie Nbengue, la madre della trentanovenne senegalese che il 7 dicembre scorso si è data fuoco a Roma, davanti al Campidoglio ed è morta il 30 dicembre. " Ci sono testimoni – ha continuato oggi la donna – che hanno visto mia figlia picchiata e umiliata mentre tentava di avere un incontro con il Presidente del Senegal. Oggi la madre di Peinda ha raccontato che " Il Presidente una volta era amico di famiglia e mia figlia si sedeva spesso sulle sue ginocchia al punto da chiamarlo "zio". Nella Camera del lavoro di Brescia, dove Peinda era molto conosciuta per le tante battaglie combattute per i diritti degli immigrati la madre, che è stata la prima donna a diventare notaio in Senegal, è entrata in lacrime. A margine dell’incontro con la stampa è stato anche ricordato un fatto molto noto nella storia del Senegal, avvenuto nei secoli scorsi quando le donne di un villaggio piuttosto che salire sulle navi dei negrieri si diedero fuoco. Marie Nbengue ha inoltre detto che il Presidente del Senegal "non è stato in grado di trovare la forza di dirle almeno "sono desolato" per quello che è successo. E’ inoltre emerso oggi che nel giugno scorso Peinda, la "pasionaria delle battaglie per l’immigrazione" era rimasta molto scossa dopo un incontro con il Console senegalese a Milano. Un incontro teso, al punto che il console chiamò la polizia italiana. Di questo avrebbe voluto parlare, è stato detto, al Presidente. Ma tutto com’é noto è andato diversamente. (ANSA).

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