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Vaccino Covid, a che punto è la ricerca e quando verrà distribuito

vaccino anti covid Astrazeneca

Abbiamo sentito dire spesso che il vaccino contro il Covid risolverà l’emergenza sanitaria. In realtà, non c’è ancora alcuna certezza rispetto all’affermazione, per questo molti esperti spesso l’hanno smentita. In ogni caso, però, sicuramente aiutare a migliorare la situazione e a tenerla sotto controllo. Ma a che punto sono i ricercatori e le case farmaceutiche con le sperimentazioni? Quando arriveranno i primi vaccini?

Vaccino Covid, quando arriverà

Alcune case farmaceutiche dicono che i primi vaccini arriveranno per marzo 2021, altre, ancora più ottimiste, parlano di questo autunno. Durante la conferenza stampa di Conte del 24 ottobre, anche il Presidente ha affermato che i primi dovrebbero arrivare entro la fine dell’anno. “Ricordo che la Commissione europea ha stipulato vari contratti che prevedono già a dicembre l’arrivo delle prime dosi del vaccino. Se questi impegni contrattuali saranno confermati, potremo intervenire subito dopo per distribuire i vaccini alle categorie sociali più fragili, agli operatori sanitari che sono più esposti”, aveva infatti dichiarato.

Tra le prime a iniziare la caccia al vaccino contro il coronavirus c’è stata AstraZeneca. L’azienda globale biofarmaceutica svedese-britannica, in collaborazione con la Irbm di Pomezia e con l’università di Oxford, infatti, ha immediatamente iniziato le sperimentazioni. All’inizio di ottobre, poi, l’Agenzia europea del farmaco ha dichiarato di aver preso in mano il prototipo per analizzarlo. Per il vaccino anti-Covid, infatti, è stato scelto di studiare i dati man mano che vengono resi disponibili, mentre normalmente per i farmaci è richiesto di presentare tutti i dati assieme contestualmente alla richiesta di autorizzazione e commercializzazione. In questo modo è iniziata la “revisione in divenire”, così da poter accelerare l’iter di approvazione e garantire l’arrivo delle dosi nei tempi più brevi possibili.

vaccino coronavirus

Vaccino Covid, chi ci sta lavorando e come

Se tutto segue i piani, quindi, la fase 3 dovrebbe concludersi entro il mese di novembre. “Giustamente e meritevolmente l’Ema, per tagliare i tempi della burocrazia, ha detto: dateci tutti i dati man mano che sono disponibili, cosi da guadagnare tempo. Se non ci saranno problemi, è ragionevolmente credibile che entro fine 2020 arriveranno nel Paese circa 3 milioni di dosi”, ha infatti confermato Pietro Di Lorenzo, presidente della Irbm di Pomezia.

Come già sottolineato, giustamente, i primi a riceverlo saranno le fasce più a rischio, gli operatori sanitari e le forze dell’ordine, ovvero tutte quelle persone che risultano essere più esposte al coronavirus. Per avere una vaccinazione estesa a tutta la popolazione, poi, bisognerà attendere la primavera del 2021.

Al momento, i vaccini in fase di sperimentazione, comunque, sono circa 126. Quelli realmente candidati alla produzione di massa, però, sono solamente 10 e preparati secondo le metodiche di inattivazione e genetiche. Non ne esiste solamente uno, ma diversi tipi che si distinguono per il metodo di preparazione, e che sono già utilizzati per combattere altre malattie. Nello specifico, si parla di vaccini vivi, inattivi e geneticamente modificati. Nei primi il virus è attenuato in laboratorio, causa un’infezione senza sintomi della malattia e sviluppa anticorpi protettivi. Nei secondi, invece, il virus è ucciso in laboratorio, provoca una risposta immunitaria, ma non un’infezione. Gli ultimi, poi, sono vaccini di nuova generazione e utilizzano l’RNA o il DNA geneticamente modificato.

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Le sperimentazioni in Gran Bretagna e in Russia

Ovviamente le sperimentazioni non stanno avvenendo solo in Italia. L’agenzia britannica Medicines and Healthcare products Regolary Agency, che regola la distribuzione dei farmaci, a sua volta sta analizzando i dati di alcuni candidati. Attualmente, sta analizzando i risultati del vaccino mRNA-1273, sviluppato da Moderna. Anche questo è alla fase 3 con 30.000 partecipanti alla sperimentazione. Secondo Mark Hancock, il segretario della Salute, le prime dosi potrebbero arrivare già per Natale e saranno destinate al personale sanitario e alle residenze per anziani.

La prima che però potrebbe mettere in commercio il vaccino è la Russia. Nei giorni scorsi, infatti, ha presentato domanda all’Organizzazione mondiale della sanità per la pre-qualificazione e la registrazione tramite procedura accelerata del suo vaccino, il Sputnik V. Ora però, starà all’Oms a decidere se approvarlo o meno, in base agli standard internazionali. L’Oms, infatti, controlla i vaccini prima di dare il via libera al loro utilizzo da parte delle agenzie o il suo supporto per le campagne di vaccinazione nazionali.

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