Roma, 1 giugno 2021 – La storia di Moussa Balde, un giovane straniero morto il 23 maggio a causa di un pestaggio avvenuto il 9 maggio a Ventimiglia, sottolinea ancora una volta quanto il trattamento riservato ai migranti sia degradante e lontanissimo dal rispetto dei diritti fondamentali. Trattenuto al C.P.R. di Torino, Moussa Balde non solo non è stato informato dei suoi diritti, ma è stato anche abbandonato a se stesso nei cosiddetti “ospedaletti”, delle vere e proprie celle di isolamento. Stanze che lo hanno portato al suicidio.
La storia di Moussa Balde
Moussa Balde aveva solamente 23 anni. Immigrato irregolare, si è iniziato a parlare di lui in seguito a una selvaggia aggressione avvenuta a Ventimiglia il 9 maggio, per mano di tre italiani. A causa dell’irregolarità del suo soggiorno, però, la sua storia è stata presto dimenticata. Anzi: non gli sono stati nemmeno spiegati i suoi diritti. Come la possibilità di denunciare gli aggressori, o il diritto di chiedere di essere informato sullo stato del procedimento. Addirittura Moussa Balde nemmeno sapeva che fossero partite delle indagini riguardo al pestaggio. Come non aveva idea che esistesse un video di quanto accaduto. E questo conferma che per lo Stato italiano, così come per il suo sistema giuridico, la priorità è quella di portare avanti una atroce persecuzione nei confronti degli immigrati irregolari.
Ma non è tutto: anche quello che è accaduto dentro al C.P.R. di Torino ha dell’incredibile, e non in senso buono. Una volta lì, infatti, Moussa Balde è stato rinchiuso nei cosiddetti “ospedaletti”, vere e proprie celle di isolamento non previste dalla normativa. Si tratta di stanze isolate, lontane dagli uffici e dall’infermeria, dove è impossibile effettuare un controllo o anche solo osservare la persona rinchiusa. Lì è stato imprigionato senza prima effettuare una valutazione psichiatrica. Senza verificare la sua idoneità al trattenimento, in particolare dopo aver subito una violenza così grave. Non è una novità che nei C.P.R. anche i diritti fondamentali vengano calpestati, e la vicenda di Moussa Balde ce lo ricorda ancora una volta.
Una manifestazione per il rispetto dei diritti degli stranieri
Come sottolinea l’Asgi, infatti, “anche i pochi diritti riconosciuti vengono sistematicamente calpestati da quella stessa pubblica amministrazione che le regole è chiamata a far osservare. E che sanziona con la privazione della libertà personale e con l’espulsione chi ha violato la normativa sul soggiorno”. Proprio per questo motivo, venerdì 4 giugno, in Piazza Castello a Torino, è stata organizzata una manifestazione davanti alla Prefettura. L’obiettivo è quello di ribadire la necessità di rispettare i principi del processo penale e i diritti delle persone offese. Siano essi cittadini italiani o stranieri, indipendentemente dal possesso di un permesso di soggiorno. Perchè suicidi come quello di Moussa Balde non accadano più.
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FONTE NEWS: Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione. I contenuti di questa news sono rilasciati dall’Asgi sotto licenza Creative Commons 4.0 BY-NC-SA