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Decreto Flussi, dopo il Click Day il governo Meloni valuta un aumento delle quote d’ingresso

Roma, 30 marzo 2023 – Durante il Click Day del Decreto Flussi sono state presentate, nel giro di poche ore, più di 240 mila domande a fronte dei quasi 83mila posti messi a disposizione dal governo. Questi numeri dimostrano che le politiche attuali sono inefficaci e insufficienti a soddisfare le esigenze del mercato del lavoro italiano. Non solo: rappresentano anche un chiaro segnale della necessità di una maggiore apertura nei confronti degli immigrati. Soprattutto in un momento in cui il Paese si trova di fronte a una crisi economica e a una carenza di personale in diversi settori. Per questo le parti sociali, durante l’incontro di ieri al ministero del Lavoro, hanno richiesto una riduzione degli adempimenti burocratici a carico dei datori di lavoro e un aumento delle quote previste.

Decreto Flussi, le richieste delle associazioni

Per rispondere all’evidente necessità di manodopera il governo sta pensando, per il triennio 2023-2025, di aprire le porte a 500mila lavoratori, circa 166mila l’anno. Inoltre, per coloro che sono rimasti esclusi quest’anno, potrebbe prevedere una corsia preferenziale in un nuovo Decreto Flussi. D’altronde, un secondo intervento, stando ai numeri, sembra essere urgente: secondo Coldiretti, infatti, nell’agricoltura mancano 100mila lavoratori l’anno. L’Ance, poi, tima per il triennio 2023-2025 un fabbisogno di 12mila lavoratori stranieri per l’edilizia. La Fipe-Confcommercio, invece, denuncia nel Decreto Flussi l’assenza di una quota specifica per ristorazione e turismo, dove mancano circa 140mila lavoratori l’anno. Assindatcolf, infine, ha criticato ancora una volta la mancanza di quote per colf e badanti, un settore nel quale servirebbero almeno 23mila lavoratori. Inoltre ci sarebbero anche 20mila posti vacanti nell’autotrasporto e 200mila nel settore alberghiero.

Intanto, la ministra del Lavoro Martina Calderone ha già fatto sapere che l’obiettivo è di poter “riaccompagnare al lavoro tanti lavoratori già presenti sul territorio italiano regolarmente. Tanti lavoratori italiani che non lavorano e potrebbero reinserirsi. Porremo attenzione alle necessità rappresentate dalle organizzazioni datoriali. Ma terremo conto del fatto che abbiamo tanti lavoratori percettori di strumenti di sostegno al reddito che, potendo lavorare, devono esser riaccompagnati con processi di formazione e riqualificazione, da estendere ai lavoratori immigrati iniziando la formazione nei Paesi d’origine per completarla in Italia e poterli accompagnare in azienda”.

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