Roma, 27 giugno 2023 – Il cricket, spesso definito lo “sport dei gentiluomini” per la sua tradizione di fair play e rispetto, è stato gettato nell’occhio del ciclone da un nuovo rapporto di 317 pagine pubblicato dall’Independent Commission for Equity in Cricket (Icec). L’indagine, condotta per due anni, infatti, ha rivelato un’ombra di razzismo, classismo e misoginia che si estende in lungo e in largo.
L’accusa: “Nel cricket razzismo e misoginia”
L’analisi approfondita, basata su oltre 4.000 segnalazioni e testimonianze, ha smascherato un sistema di discriminazione radicato nel cuore del cricket inglese e gallese. Il rapporto mette in luce un “razzismo strutturale e istituzionale” che permea ogni aspetto dello sport. Ma anche discriminazioni elitiste e classiste che perdurano. Le donne, infatti, vengono sistematicamente svantaggiate e ridotte al ruolo di atlete di serie B a tutti i livelli.
Tra le 44 raccomandazioni che emergono dal rapporto, la prima e più urgente è che l’English and Welsh Cricket Board (ECB), l’organo di governo del cricket, presenti delle scuse formali e senza riserve. Si richiede inoltre l’adozione di misure immediate per favorire una maggiore inclusione dei giocatori di colore,. Attualmente, infatti, loro sono sottorappresentati nel cricket inglese, mentre nel golf tale disparità è meno evidente. Inoltre, il rapporto sottolinea la necessità di equiparare le retribuzioni per le partite tra uomini e donne, che al momento presentano uno sbilanciamento imbarazzante a svantaggio delle atlete.
La commissione ha raccolto più di 150 testimonianze scritte. Tra queste anche quelle del capitano della squadra nazionale maschile, Ben Stokes, e di Heather Knight, capitana della squadra femminile. Tra le voci più significative, spicca quella di Azeem Rafiq, ex giocatore di origine pakistana dello Yorkshire. Proprio lui ha denunciato apertamente il razzismo di cui è stato vittima durante la sua carriera.
Le denunce degli atleti di cricket
Richard Thompson, presidente dell’ECB, insediatosi a settembre nel pieno degli scandali, ha promesso di utilizzare questo momento come un’opportunità per un “reset” completo del cricket inglese. Inoltre, ha espresso le sue “piene e sincere scuse”. Ammettendo che il cricket dovrebbe essere uno sport aperto a tutti, ha riconosciuto che per troppo tempo donne e persone di colore sono state emarginate e trascurate. Nel novembre 2021, l’ECB aveva già elaborato un piano in 12 punti per affrontare il problema del razzismo. Il quadro era nato in risposta alle denunce di Rafiq, che aveva subito anche minacce e intimidazioni. Per esempio l’atto disgustoso di un tifoso che aveva defecato nel suo giardino.
Mentre il cricket ha registrato progressi nella promozione del coinvolgimento delle donne nello sport, il rapporto evidenzia la mancanza di presenza femminile nelle sfere decisionali. Ma anche la scarsa copertura mediatica delle partite femminili e le disuguaglianze in termini di attrezzature e divise. Si rileva anche la presenza di una “cultura diffusa di sessismo e misoginia” che ha portato a situazioni di molestie e inviti non graditi. Un esempio evidente di discriminazione è il fatto che la squadra femminile inglese non abbia mai avuto l’opportunità di giocare un Test match presso il prestigioso campo del Lord’s, tempio del cricket. E questo nonostante la tradizionale sfida annuale tra i college di Eton e Harrow.
Il classismo rappresenta un altro problema persistente per uno sport ancora caratterizzato da una forte impronta elitaria in Inghilterra. A differenza, invece, delle ex colonie come l’India, dove il cricket è praticato da persone di ogni ceto sociale. Fino al 1962, la società inglese faceva una netta distinzione tra i giocatori di cricket. I “gentlemen”, che giocavano per puro piacere, e i “lavoratori”, che venivano pagati ma spesso erano oggetto di un trattamento servile.
Il rapporto della commissione indipendente, infine, ha sollevato questioni che non possono essere ignorate e richiedono azioni immediate. Il cricket inglese infatti è chiamato ora a intraprendere misure concrete e significative. L’obiettivo è quello di affrontare le discriminazioni presenti nel proprio ambiente. E così garantire che lo spirito di fair play e rispetto delle regole, che ha caratterizzato lo sport per così tanto tempo, diventi una realtà concreta per tutti gli atleti. Indipendentemente dal loro colore della pelle, genere o status sociale.
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