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Tribunale di Firenze dichiara la Tunisia non sicura e smonta il decreto Meloni sui migranti

Roma, 4 ottobre 2023 – Il caso della giudice di Catania ha creato un precedente che potrebbe provocare una serie di problemi al governo Meloni. Dopo di lei, infatti, anche un tribunale di Firenze ha emesso una sentenza nel quale si riconosce la Tunisia come una paese non sicuro per il rimpatrio dei migranti. Così, il decreto del governo, per quanto riguarda la lista dei Paesi sicuri, si sta pian piano smontando.

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La decisione del giudice ha avuto come conseguenza l’annullamento dell’espulsione di un migrante tunisino, a cui era stato negato lo status di rifugiato dal Ministero dell’Interno. Secondo il tribunale, quindi, è compito dei giudici sindacare le valutazioni del governo in merito ai Paesi sicuri, sottolineando che “il sacrificio dei diritti dei migranti richiedenti asilo non esonera il giudice dal generale obiettivo di verifica e motivazione in ordine ai profili di sicurezza del Paese“.

Il governo Meloni aveva recentemente aggiornato la lista dei Paesi sicuri, includendo anche la Tunisia. Questa mossa faceva parte degli sforzi del governo per limitare le partenze di migranti dalla Tunisia. Tuttavia, la sentenza del tribunale di Firenze ha sottolineato che la Tunisia non può essere considerata un Paese sicuro, citando la mancanza di democrazia, lo stato di diritto e i diritti umani nel Paese nordafricano.

La situazione in Tunisia, inoltre, è stata descritta come una “grave crisi democratica“, con un notevole accaparramento di potere da parte del presidente Saied. Decisione influenzata dalle purghe contro i giudici, le elezioni con una bassa affluenza e senza osservatori internazionali. Nonché dalle denunce dell’ONU sulle condizioni dei richiedenti asilo in Tunisia.

La sentenza del tribunale di Firenze mette quindi in evidenza le sfide legali e giuridiche che il governo Meloni potrebbe affrontare nella sua politica migratoria. Secondo i giudici, infatti, la lista dei Paesi sicuri non può essere stabilita in modo arbitrario o basarsi su considerazioni politiche.

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