Roma, 25 ottobre 2024 – Un report di ActionAid e del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Bari, intitolato Trattenuti 2024, dipinge un quadro critico del sistema dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (Cpr), denunciando la sua inefficacia e l’elevato costo per le casse dello Stato. Nel 2023, solo il 10% delle persone con un provvedimento di espulsione è stato effettivamente rimpatriato dai Cpr: su 28.347 casi, solo 2.987 hanno completato l’iter. Il totale dei rimpatri, che include le espulsioni dalle frontiere, negli aeroporti e direttamente dalle Questure, è stato di 4.267. Il rapporto sottolinea come i costi di gestione del sistema restino elevati, mentre le strutture mostrano gravi criticità sul piano della vivibilità e dell’efficacia delle espulsioni.
Migranti e rimpatri, spese fuori controllo
L’analisi evidenzia che il sistema dei Cpr è estremamente dispendioso: solo negli ultimi due anni (2022-2023) i centri hanno assorbito ben 39 milioni di euro, con una spesa media annuale per struttura che può raggiungere 1,76 milioni di euro. Il costo per ogni posto è di quasi 29mila euro all’anno, cifra che non include ulteriori spese, considerate ‘accessorie’. Tra i casi più critici c’è il Cpr di Brindisi, dove il costo per posto è superiore a 71.500 euro all’anno per una capienza effettiva di soli 14 posti. Anche il Cpr di Macomer, in provincia di Nuoro, mostra costi molto alti per la gestione delle forze dell’ordine: 5,8 milioni di euro tra il 2020 e il 2023, portando il costo di ogni posto a superare i 52mila euro nel 2023. Al Cpr di Palazzo San Gervasio, in provincia di Potenza, il solo vitto e alloggio per le forze dell’ordine costa mediamente 680mila euro l’anno, e il costo medio di un posto supera i 45mila euro. Complessivamente, dal 2018 al 2023, sono stati spesi circa 93 milioni di euro, di cui oltre 33 milioni destinati alla manutenzione dei centri, con il 76% dedicato a interventi straordinari, spesso necessari a causa di danneggiamenti strutturali.
Il report, poi, sottolinea come il prolungamento dei tempi di trattenimento nei Cpr sia direttamente correlato a un aumento delle spese di manutenzione straordinaria. Nel 2018, la permanenza media di 33 giorni aveva comportato un costo di manutenzione straordinaria pari a 1,3 milioni di euro. Nel 2022, con una permanenza media salita a 40 giorni, i costi di manutenzione straordinaria sono schizzati a 9,6 milioni di euro.
ActionAid, quindi, non risparmia critiche al sistema, definendo il sistema dei Cpr “una politica fallimentare” e denunciando la “invivibilità degli spazi”. L’organizzazione evidenzia inoltre come l’aumento dei costi, in particolare per la manutenzione straordinaria, rifletta l’incapacità del sistema di garantire condizioni di detenzione dignitose e di operare rimpatri in modo efficiente. Alla luce di questi dati, emerge perciò un quadro che pone domande su come rivedere il sistema dei Cpr e sui modelli alternativi di gestione per affrontare il fenomeno dei rimpatri in modo più efficiente, sostenibile e rispettoso dei diritti.
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