Roma, 7 novembre 2024 – Centinaia di attivisti, provenienti da varie parti d’Italie e d’Europa, si sono dati appuntamento l’1 e il 2 dicembre in Albania per lanciare un messaggio forte contro l’esternalizzazione della gestione dei flussi migratori. Insieme, si riuniranno per formare una coalizione internazionale di organizzazioni non governative e associazioni impegnate a difesa dei diritti umani dei migranti, decise a contrastare la “detenzione amministrativa” e il modello di gestione dei flussi migratori in Albania, considerato un pericoloso precedente per tutta l’Europa.
Migranti, attivisti contro l’accordo Italia-Albania
Il network, che si chiama “Network against migrant detention”, è nato ufficialmente ieri con una conferenza stampa nel cuore della capitale albanese. Igor Zecchini, rappresentante della Rete “Mai più lager” di Milano, ha affermato: “Centinaia di attivisti da tutta Italia e dall’estero si sono uniti in questa rete per combattere contro l’infamia della detenzione amministrativa e l’istituzionalizzazione del razzismo. L’Europa sta facendo un salto repressivo preoccupante, e noi vogliamo dare una risposta”. La mobilitazione si sposterà nei pressi dell’hotspot di Shengjjin e del centro di trattenimento di Gjader il primo giorno, con la presenza di parlamentari italiani, mentre il secondo giorno è prevista una manifestazione davanti al parlamento albanese e ad altre sedi istituzionali a Tirana.
Tra i volti più noti in prima fila c’è Kristina Millona, giornalista e ricercatrice albanese, che ha ricordato eventi storici significativi nella relazione tra Italia e Albania, esprimendo la propria ferma opposizione all’accordo bilaterale che, secondo lei, “trasformerebbe l’Albania in un grande campo di concentramento per migranti”. Numerosi esponenti italiani e albanesi, come il consigliere comunale bolognese Detjon Begaj, poi, definiscono l’accordo “mostruoso e disumano”, puntando il dito contro quello che considerano uno spreco di risorse pubbliche e un’accettazione passiva delle logiche repressive. Oltre alle 40 associazioni italiane, tra cui Ya Basta di Bologna, Melting Pot di Padova, l’ONG Mediterranea e Adl Cobas, fanno parte del network anche realtà albanesi come Europe Other e Mesdhe Collective. I promotori sono inoltre in contatto con Sea Watch e altre organizzazioni attive a livello europeo.
In un comunicato ufficiale, la coalizione ha dichiarato: “Riaffermiamo il nostro rifiuto rispetto alla scelta del governo italiano di sdoganare in Albania il modello di esternalizzazione delle frontiere, con l’intento di farlo diventare un sistema legittimato per l’Europa nei prossimi anni”.
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