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Voto agli immigrati: ecco la proposta del Pd

Alle urne dopo 5 anni e libero accesso agli impieghi nella pubblica amministrazione. Ma senza un (difficile) largo accordo in Parlamento non se ne farà niente

Roma – 26 settembre 2008 – Ha iniziato ieri il suo iter Parlamentare, con l’assegnazione alla commissione Camera, la proposta di legge costituzionale sul voto agli immigrati presentata il 2 settembre dal Partito Democratico.

Il primo articolo estende l’elettorato attivo e passivo alle elezioni amministrative e nelle altre elezioni locali agli stranieri extraue che sono regolarmente in Italia “da oltre cinque anni”. Si tratta, insomma, di chi ha già i requisiti per mettersi in tasca un permesso di soggiorno per soggiornanti di lungo periodo, la vecchia carta di soggiorno.

I lungo soggiornanti potrebbero poi andare alle urne nei referendum per l’abrograzione, totale o parziale, di leggi. L’articolo 4 limita però la partecipazione solo ai referendum che riguardano leggi “in materia di autonomia locale”.

Indipendentemente dall’anzianità di soggiorno, a tutti gli stranieri regolarmente in Italia verrebbe poi permesso di presentare petizioni in Parlamento. In questo modo, spiega l’articolo 2, potrebbero “chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità”.

Il testo propone infine, all’articolo 3, di disciplinare per legge l’impiego di cittadini stranieri negli uffici della Pubblica amministrazione che erogano “servizi sanitari e servizi sociali”.

Sarebbero così finalmente possibili, ad esempio, anche le assunzioni a tempo indeterminato negli ospedali, tramite concorsi, negli ospedali. Rimarrebbero comunque riservati agli italiani gli impiego legati a alle “funzioni di pubblica sicurezza, della giustizia e di difesa dello Stato”, come i posti i polizia, in magistratura o nell’esercito.

Il cammino della proposta di legge è in salita. Dopo l’annuncio da parte di Veltroni e la conferma dell’apertura, su questo tema, del presidente della Camera Gianfranco Fini, c’è una generale chiusura da parte della maggioranza. La Lega è assolutamente contraria e il presidente del consiglio Berlusconi ha detto che il voto agli immigrati “non è nel programma”.

Senza un largo consenso parlamentare, una proposta di legge costituzionale non ha chance di passare. Richiede infatti due passaggi alla Camera e due al Senato ad almeno tre mesi di distanza l’uno dall’altro. Se poi viene approvata da meno di due terzi dei deputati o dei senatori, può essere sottoposta a referendum confermativo.

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Proposta di legge costituzionale (Veltroni e altri): "Modifiche agli articoli 48, 50, 51 e 75 della Costituzione, in materia di diritti politici degli stranieri residenti in Italia" (1635)

EP

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