ALLARME SAVE CHILDREN;SICILIA,ARRIVATI OLTRE MILLE IN POCHI MESI
ROMA
(ANSA) – ROMA, 29 OTT – Save the Children lancia un allarme sui minori stranieri migranti non accompagnati e sulle strutture loro destinate, che non frenano una "fuga" che riguarda un terzo degli oltre mille ragazzi e ragazze arrivati negli ultimi mesi sulle coste siciliane. Parlano chiaro i numeri, resi noti da un rapporto sull’attività di monitoraggio condotta da Save the Children sulle strutture di accoglienza per minori stranieri non accompagnati del territorio siciliano, nell’ambito del Progetto Praesidium. In totale, afferma l’associazione sono stati 1.117 i minori stranieri soli ospitati nelle comunità alloggio siciliane, quasi tutti provenienti da Lampedusa dove nello stesso periodo sono stati 1.095 i minori sbarcati senza accompagnatore. L’89% dei giovani migranti accolti nelle strutture prese in esame è costituito da ragazzi, l’11% da ragazze. In media hanno fra i 16 e 17 anni e provengono in gran parte da zone di crisi come Somalia, Eritrea e Nigeria ma anche Egitto, Palestina, Tunisia, Ghana. Di questi 333 sono scappati quasi subito dalle case-famiglia mentre solo per 181 risulta sia stata aperta la tutela con la nomina di un tutore loro responsabile. Secondo Save the Children, sono "troppi i minori ospitati per struttura, pochi i mediatori culturali e i consulenti legali". Per questo ha presentato alcune richieste per aumentare la qualità dei servizi offerti dalle comunità che hanno accolto, in media, più di 50 minori ciascuna. In molti casi il numero di giovani ospiti è pari al triplo dei posti disponibili. "Le comunità alloggio che abbiamo monitorato e con cui collaboriamo accolgono i ragazzi che arrivano via mare da Lampedusa e costituiscono il primo approdo e l’inizio di un percorso di integrazione per centinaia di loro", spiega Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children. "E’ fondamentale quindi che, a prescindere dal gran numero di arrivi, questa rete di strutture possa funzionare al meglio, garantendo ai minori migranti adeguata protezione e tutela dei loro diritti. Stiamo cercando di contribuire al miglioramento dell’accoglienza supportando le comunità con un’equipe formata da un mediatore culturale, un consulente legale e un operatore sociale, realizzando seminari informativi rivolti agli operatori delle strutture e ai referenti istituzionali e monitorando gli standard di accoglienza delle comunità alloggio". Per quanto riguarda il lavoro, per lo più i minori risultano impiegati occasionalmente nel mercato irregolare: solo il 21% delle comunità ha approntato percorsi di inserimento lavorativo e solo il 36% si avvale di corsi di formazione per i minori. Sulla nomina del tutore, invece, nella maggior parte delle comunità monitorate sono stati rilevati tempi molto lunghi, in media da venti giorni a diversi mesi. Tanto che, nell’arco del periodo preso in esame, sono solo 181 – pari al 16% del totale dei minori ospitati – le comunicazione raccolte da Save the Children in merito alle tutele aperte. Tra le proposte avanzate da Save the Children figura l’introduzione di una distinzione fra comunità di prima e seconda accoglienza, in base alla durata del collocamento e ai termini per la definizione e l’avvio del percorso di tutela e di inserimento del minore, fermi restando gli standard di accoglienza già fissati dalla normativa. L’associazione ha chiesto anche che "venga favorita l’implementazione, su tutta Italia, di un sistema di accoglienza così configurato e che questo disponga di un numero di posti adeguato"; che venga "creata una rete tra le comunità sviluppando procedure di raccordo tali da garantire lo sviluppo di un sistema di presa in carico ed assistenza efficiente". (ANSA).
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