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Depositato il ricorso contro i flussi 2008

Inca e Cgil: "Illegittimo chiedere la carta di soggiorno ai datori stranieri". L’avvocato: "Nessuno stop, se vinciamo accolte tutte le domande"

Roma – 23 dicembre 2008 – Come annunciato nei giorni scorsi, il sindacato Cgil e il patronato Inca hanno depositato un ricorso al Tar del Lazio contro il decreto flussi 2008.

Chiedere solo ai datori stranieri la carta di soggiorno violerebbe la legge sull’immigrazione e alcuni principi costituzionali. E lasciare inoltre solo un lasso di tempo ristretto a ridosso delle Feste per la conferma online, anche se le domande saranno esaminate solo tra qualche mese, sarebbe un’ulteriore forzatura.

Enrico Moroni, coordinatore degli uffici immigrazione dell’Inca , punta il dito contro un  decreto “pensato per escludere, di fatto, un gran numero  di piccoli imprenditori stranieri”. Questi infatti, “pur avendo presentato domanda lo scorso anno, ma senza il possesso della carta di soggiorno, non potranno regolarizzare i rapporti di lavoro con i loro dipendenti”.

“Il decreto flussi attuale è ben al di sotto del fabbisogno. Quindi, non solo non hanno voluto risolvere il problema precedente, ma hanno voluto aggiungere una norma vessatoria nei confronti dei datori di lavoro. Questo decreto, insieme alle misure contenute nel pacchetto sicurezza, rappresentano la volontà di questo governo di manifestare uno spirito persecutorio intollerabile” aggiunge Morena Piccinini, segretaria confederale della Cgil.

Gli avvocati: “Ecco perché è illegittimo”

Il ricorso è stato curato dagli avvocati  Vittorio Angiolini, Marco Cuniberti e Luca Santini, che hanno diffuso una nota esplicativa.

I legali ritengono che il requisito della carta di soggiorno sia “in aperto e insanabile contrasto” col testo unico sull’immigrazione, che all’articolo 22 “esplicitamente estende la facoltà di partecipare al decreto flussi tanto ai datori di lavoro italiani quanto a quelli stranieri regolarmente soggiornanti senza dunque richiedere per questi ultimi il requisito ulteriore del possesso del titolo per soggiornanti di lungo periodo”.

Più in generale, l’articolo 2 spiega che ogni  straniero regolarmente soggiornate gode degli stessi  “diritti in materia civile” degli italiani.  “E non vi è dubbio – si legge nella nota – che tra i diritti di materia civile rientri anche la facoltà di assumere manodopera alle proprie dipendenze”.

Può, quindi, un decreto flussi cambiare al legge? Per gli avvocati la risposta è no, quindi è illegittimo.
Inoltre, il ricorso sostiene che il decreto 2008 è “in contrasto con i principi del giusto procedimento amministrativo (perché vengono modificati in corso d’esame i requisiti di accesso alla procedura di assunzione)”, oltre che “con valori e principi di rango costituzionale, quale il diritto all’intrapresa economica (art. 41 Cost.), alla salute (art. 32 Cost.), all’assistenza (art. 38 Cost.)”.

“Nessuno stop”

Non c’è rischio, secondo i promotori del ricorso, che questo penalizzi chi aspetta di essere ripescato.

“Noi non attacchiamo il decreto flussi nel suo complesso, e non è quindi nostra intenzione bloccarne le procedure di accesso” ha spiegato oggi ai giornalisti l’avvocato Vittorio Angiolini. “Il solo effetto di una eventuale sentenza che accogliesse il nostro ricorso è quello di far rientrare le domande già presentate, in base alle norme che lo scorso anno le hanno rese legittime”.

Elvio Pasca

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