I sindacati chiedono invano da mesi un confronto sull’immigrazione al ministro dell’Interno. Che però finora non ha mai risposto
Roma – 13 febbraio 2009 – Una lettera scritta dai responsabili immigrazione dei tre sindacati confederali dopo l’insediamento del governo. Nessuna risposta. Un sollecito prima dell’estate. Inutile. Una nuova lettera firmata lo scorso autunno da Angeletti, Bonanni ed Epifani. Come sopra. Roberto Maroni fa finta di niente.
Sono cadute nel vuoto, in tutti questi mesi, le richieste rivolte al ministro dell’Interno da Cgil, Cisl e Uil perché si confrontasse sull’immigrazione a partire da temi molto concreti, come flussi d’ingresso e permessi di soggiorno. Sono materie per la quali Maroni ricopre un ruolo chiave, ma che anche per i sindacati sono pane quotidiano: gli stranieri, in Italia, ci vengono soprattutto per lavorare.
“Maroni continua a ignorare i sindacati, abbiamo 700mila iscritti stranieri ma lui non ci vuole sentire sull’immigrazione, non risponde nemmeno alle nostre lettere. Fece così anche quando era ministro del Lavoro” denuncia Giuseppe Casucci, coordinatore nazionale politiche migratorie della Uil.
“Intanto – sottolinea Casucci – si stanno trasformando gli immigrati in cittadini di serie B, cresce il numero degli irregolari e si rischia di arrivare a un conflitto sociale senza precedenti. Il confronto è indispensabile, sul ddl sicurezza chiederemo anche alle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera di ascoltare il punto di vista di associazioni e sindacati”.
“Qualsiasi governo avrebbe almeno dato una risposta alle nostre lettere. È gravissimo non sentire le parti sociali su un tema come l’immigrazione, questa maggioranza, e in particolare la Lega, si fanno forti del voto popolare e legiferano senza ascoltare nessuno, ma in un paese democratico e civile ci si confronta” commenta Oberdan Ciucci, responsabile nazionale del Dipartimento Politiche Migratorie della Cisl.
“Come Cisl non condanniamo tutte le scelte del governo sull’immigrazione, su alcune si può discutere, altre però sono gravi e vanno cambiate. Nei mesi scorsi abbiamo chiesto un incontro anche ai capigruppo di Camera e Senato, ma anche lì nessuna risposta: né dai partiti di maggioranza, – ricorda Ciucci – né da quelli dell’opposizione”.
Per Piero Soldini, responsabile immigrazione della Cgil, “di fronte a questo atteggiamento, non ha più senso insistere. Maroni e il resto del governo vanno avanti a testa bassa, minacciando addirittura di denunciare chi critica il loro operato, come è successo con Famiglia Cristiana”.
“Il ministro – annuncia Soldini – ci denunci pure per antirazzismo, intanto noi sposteremo la battaglia a livello legale. Abbiamo impugnato il decreto flussi, stiamo raccogliendo casi per un’azione contro i ritardi nei permessi di soggiorno e ci muoveremo per cancellare le norme discriminatorie del pacchetto sicurezza”.
Elvio Pasca