Menu

Il portale dell'immigrazione e degli immigrati in Italia

in

La regolarizzazione fallita, un salvagente troppo piccolo e lontano

Il governo ha guardato più ai suoi equilibri che all’obiettivo che doveva raggiungere. E ora non rimane che aspettare la prossima, migliore sanatoria, o l’ennesimo, falso, decreto flussi

Roma – 16 ottobre 2012 – Stai affogando, cerchi aiuto, da una barca ti gridano: “Stai calmo, ti salviamo”. Poi però gettano in acqua un salvagente minuscolo, a cento metri da te. Forse annaspando riesci a raggiungerlo. Forse no.

 

Sei in Italia senza permesso di soggiorno, lavori in nero. Il governo annuncia: “Puoi metterti in regola”. Ma si inventa una sanatoria che sembra un percorso a ostacoli, costosissima, fumosa, legata al buon cuore del tuo datore di lavoro e alla tua felice o cattiva sorte. Magari ce la fai. Più probabilmente no.
La regolarizzazione si è chiusa con centotrentamila domande, quasi tutte per colf, badanti o babysitter e non ci si può consolare con queste, soprattutto prima di capire quante si trasformeranno davvero in un permesso di soggiorno.

Non si possono ignorare i due, tre, quattrocentomila lavoratori irregolari che sono stati incolpevolmente esclusi. Né si può andar dietro alla favola raccontata ieri dal ministro dell’interno (le domande sono poche perché ci sono pochi  irregolari), che non regge alla più semplice delle verifiche: tra gli immigrati assunti in nero che si sono rivolti a patronati e associazioni, solo una piccola parte è riuscita a far presentare al suo datore la domanda. È strano, oltre che grave, che Cancellieri non lo sappia.

La verità è lampante e banale. Tanti datori non hanno voluto pagare i mille euro e, soprattutto, i sei mesi di tasse e contributi arretrati. Tanti immigrati irregolari non hanno trovato una prova rilasciata da un “organismo pubblico” sulla loro presenza in Italia nel duemilaundici, nonostante la tardiva e incompleta apertura su questo aspetto. A far fallire la regolarizzazione è stato il modo in cui l’hanno scritta.

Conviene fare un passo indietro. C’era un parere unanime del Parlamento che chiedeva al governo di offrire una chance a famiglie, imprese e lavoratori prima di far entrare un inasprimento delle pene per chi impiega clandestini. Appena però si sono accesi i riflettori, il Popolo delle Libertà, che pure aveva lanciato il sasso, ha tirato indietro la mano, anzi, ha detto: “Mai una sanatoria”.

È in questo clima, tra proclami e ipocrisie, che il governo ha dovuto dare forma a quello che si è ostinato a chiamare “ravvedimento operoso”. E con poco coraggio, in un ambiguo contrattare, ha guardato più agli equilibri della maggioranza che lo sostiene (e delle anime che pulsano nei diversi ministeri coinvolti) che all’obiettivo: prosciugare il “nero”. Partorendo una regolarizzazione che, alla fine, non ha regolarizzato.

L’hanno fatta passare per la sanatoria del ministro Andrea Riccardi, che pure ne è stato l’isolato difensore, una roba di buoni propositi cristiani. Come se non fosse un problema di ordine pubblico, e quindi del Viminale, ridurre la clandestinità, che è criminogena. Come se non fosse una necessaria politica del Lavoro portare alla luce quanti più rapporti sommersi è possibile.

Ora non ci raccontino che “una chance l’abbiamo data, da questo momento saremo severi”. Perché espulsioni di massa non ne possono fare, né, soprattutto, ci sono i mezzi e la volontà politica di entrare in tutte le case e in tutte aziende per denunciare e perseguire i datori i lavoro. Come andrà a finire?

Semplicemente, dopo questa piccola e infruttuosa operazione di facciata, ricomincerà l’attesa della prossima sanatoria, magari fatta meglio dal prossimo governo. Oppure di un nuovo decreto flussi, strumento falso come sempre, e che però a tanti sembra comunque preferibile alla pantomima che si è chiusa ieri.

È tornato davvero l’autunno per centinaia di migliaia di lavoratori irregolari, che durante l’estate si erano illusi di poter diventare uomini e donne come tutti gli altri in questo Paese. Aspetteranno ancora, ma tanto sono invisibili. Soprattutto per chi non li vuole vedere.

Elvio Pasca

Clicca per votare questo articolo!
[Totale: 0 Media: 0]
Exit mobile version