Roma – 18 settembre 2012 – È iniziata in sordina, come ci si aspettava, la regolarizzazione. E la stragrande maggioranza dei concorrenti sono famiglie che vogliono far emergere colf, badanti e babysitter. Quasi assenti, per ora, le aziende.
In un report del ministero dell’Interno si legge che alle 18.00 di ieri, quindi a oltre due giorni dal via, i moduli inviati dai datori di lavoro erano circa 7500. Dopo la partenza tutt’altro che scoppiettante di sabato (4500 domande), c’è stata quindi addirittura una frenata, nonostante lunedì fossero aperti tutti gli sportelli della rete che assiste i datori di lavoro.
Le domande finora sono partite soprattutto da privati (5327), seguono associazioni di categoria e patronati (1885) e quindi consulenti del lavoro (236). Roma, Milano e Napoli guidano la classifica territoriale, con oltre mille invii da ciascuna provincia, India (1307) , Bangladesh (1107) ed Egitto (827) quella delle nazionalità dei lavoratori.
A farla da padrone, come dicevamo, sono i lavoratori domestici, ai quale fanno riferimento 6758 domande, contro le 690 riservate ai subordinati in altri settori. La domanda per domestici è la più semplice e la meno costosa, quindi nel mucchio dei datori ci saranno anche tanti che tentano di dare un permesso a parenti e conoscenti, ma questo non basta a spiegare lo sbilanciamento.
A quanto pare, prima di imbarcarsi in una procedura molto costosa (mille ero più sei mesi di tasse e contributi arretrati in un’unica soluzione) le aziende stanno aspettando che si sciolgano i dubbi che ancora pesano sulla procedura. Pochissime presenteranno la domanda se non hanno la certezza che venga accettata.
Il nodo è soprattutto la prova di presenza sul territorio italiano al 31 dicembre 2011. Quella “documentazione proveniente da organismi pubblici” rimane una dicitura troppo vaga, e senza una intervento chiarificatore da parte del ministero dell’Interno difficile che la regolarizzazione possa decollare.
Elvio Pasca