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Regolarizzazione, nel governo la partita è già iniziata

Si lavora a una “misura transitoria” per salvare famiglie e imprese dalle sanzioni e dare un permesso di soggiorno ai lavoratori immigrati. Ma bisognerà superare le obiezioni del ministero del Lavoro e le preoccupazioni dell’Unione Europea

Roma – 22 giugno 2012 – Non chiamatela “sanatoria”, altrimenti casca il mondo. Chi le sta dando forma ha qualche ritrosia anche a parlare apertamente di “emersione”. Meglio “misura transitoria”, ma insomma è quello che tutti stanno aspettando.

 

Il governo ragiona concretamente su una regolarizzazione che darà un permesso di soggiorno a centinaia di migliaia di lavoratori stranieri, ma che soprattutto (il vero volano, come sempre, è questo) metterà al sicuro le famiglie e le imprese  che li impiegano dalle nuove e più severe sanzioni che colpiranno chi dà lavoro a un immigrato irregolare.

Partita difficile e su più tavoli. Con l’esecutivo chiamato a recepire la direttiva 2009/52/CE, varando un decreto legislativo che tenga conto delle osservazioni del Parlamento e in particolare di quel parere del Senato che chiede un salvagente per datori di lavoro e immigrati.  Una soluzione suggerita oggi anche dall’Organizzazione Internazionali per le Migrazioni.

Già gira tra i ministeri interessati una nota scritta negli uffici di Andrea Riccardi. Era stato del resto lo stesso ministro dell’Integrazione, quando il governo era alle prese con la versione preliminare del decreto legislativo sulla sanzioni, a dire che sarebbe stato “opportuno definire norme di transizione, anche breve, come di solito avviene in questi casi”. Parole che avevano scatenato il solito Maurizio Gasparri: “Il governo – tuonò – non pensi a sanatorie“.

Con buona pace di Gasparri,  nel Pdl hanno però cambiato idea. Il parere pro-regolarizzazione è stato infatti approvato in Senato anche con i voti del partito di Alfano. Ed è stato proprio il pidiellino Filippo Saltamartini, come si legge nel resoconto della seduta congiunta del 5 giugno delle commissioni affari costituzionali e Giustizia, a dire che serve “una fase transitoria, entro la quale i soggetti interessati possono volontariamente adeguarsi alle norme di legge ed evitare le sanzioni più gravi mediante l’emersione del rapporto di lavoro irregolare”.

Se lo scoglio politico sembra insomma superato, ora bisogna convincere i tecnici. Qualche giorno fa il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri ha detto che “un Paese non può passare la vita da una sanatoria all’altra” e, incalzata sulla necessita di regolarizzare chi ha un lavoro, ha risposto che “è complicato”. Fonti del governo dicono però che al Viminale i giochi non sono affatto chiusi e che quelle complicazioni sarebbero superabili.

Appare più difficile, al momento, convincere gli esperti del ministero del Lavoro, gli stessi che hanno bloccato un nuovo decreto flussi. In via Fornovo si ritiene infatti che anche un’emersione poco si sposa con l’attuale momento di crisi, perché i regolarizzati entrerebbero giocoforza in competizione con quei lavoratori stranieri, ancora regolari, che hanno perso il posto e che la riforma Fornero cercherà di tutelare, allungando la durata dei permessi di soggiorno per attesa occupazione.

C’è poi un altro interlocutore importantissimo, l’Unione Europea. Anche se è proprio da Bruxelles che arriva la direttiva da recepire, non sarà infatti facile far digerire ai nostri vicini la “misura transitoria”, di fatto una nuova e improvvisa  infornata di immigrati regolari che, ottenuto l’agognato permesso di soggiorno, potrebbero poi circolare liberamente nel vecchio continente e abbandonare l’Italia per stabilirsi irregolarmente in altri Paesi.

Alta la posta in palio, arduo il cammino per raggiungerla. Ma la partita è cominciata e nelle prossime settimane, c’è da scommetterci, andrà giocata alla luce del sole.

Elvio Pasca

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