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Regolarizzazione. “Intervenire sulla prova di presenza, o sarà un flop”

Appello del Tavolo Nazionale Immigrazione: “È una vessazione per lavoratori e datori. Chiarire al più presto cosa si intende per organismi pubblici, ampliando il più possibile”.

Roma  – 21 settembre 2012 – La prova di presenza in Italia farà la differenza. O il governo chiarisce quali saranno i documenti accettati, allargando la platea degli organismi che possono rilasciarli, oppure la regolarizzazione sarà un flop, come fanno temere  le sedicimila domande presentate finora.

Lo hanno ribadito ieri le associazioni del Tavolo Nazionale Immigrazione, incontrando a  Roma il ministro dell’integrazione Andrea Riccardi e rappresentanti dei Ministeri dell’Interno e del Lavoro.

“La procedura di emersione va resa equa e fruibile o rischia di essere un’occasione mancata. Dal governo arrivi un segnale per rendere davvero efficace e fruibile un provvedimento così atteso” si legge in un comunicato firmato da Acli, Arci, Asgi, Centro Astalli, Cisl, Cgil, Comunità di S. Egidio, Fcei, Sei-Ugl e Uil.

La criticità principale? “La richiesta della prova di presenza in Italia al 31 dicembre 2011, è a nostro parere incongrua e ingiustificata e si configura come una vessazione sia nei confronti dei lavoratori che dei datori di lavoro. Ricordiamo infatti che le pubbliche amministrazioni non possono produrre documentazione, salvo in casi molto particolari, per stranieri irregolarmente presenti nel territorio” .

Il Tavolo immigrazione ha chiesto “di chiarire al più presto almeno cosa si intenda per organismi pubblici, ampliando il più possibile il novero dei soggetti che possono rientrare in questa categoria, non escludendo anche il ricorso a certificazioni emesse da enti privati”. Finora, però, “ non ha ottenuto risposta”.

“L’attuale situazione – segnalano ancora le associazioni – determina fra l’altro uno scenario che potrebbe dar luogo a un ampio contenzioso giurisdizionale. Il rischio che abbiamo evidenziato anche in questa occasione ai rappresentanti del Governo è che il provvedimento venga applicato in maniera restrittiva e disomogenea e che, in assenza di una circolare esplicativa, si alimenti il mercato delle prove false e l’attività di faccendieri e imbroglioni”.

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