Roma – 19 settembre 2012 – Mentre procede senza impennate l’invio delle domande (poco più di 12 mila alle 13.00 di oggi), il governo torna a difendere laregolarizzazione. E ribadisce due concetti chiave: è nata per salvare i datori di lavoro, prima che i lavoratori stranieri, ed è come l’ ha chiesto tutto il Parlamento, Lega Nord compresa.
Oggi pomeriggio a Montecitorio il ministro per l’Integrazione Andrea Riccardi, durante il question time, ha risposto a un’interrogazione della Lega Nord. Chiedeva se l’esecutivo avesse valutato le “controindicazioni” della sanatoria, come “l’effetto annuncio” , il rischio di dare un permesso a persone che rimarranno “a svolgere attività illecite” o di penalizzare “le nostre realtà produttive e i lavoratori italiani”. Questo mentre “il costo di tale regolarizzazione – hanno scritto paradossalmente i deputati del Carroccio – appare piuttosto modesto”.
“Qui non parliamo di una sanatoria come è accaduto negli anni passati – ha detto Riccardi – ma dell’opportunità offerta per un mese ai datori di lavoro di potersi mettere in regola prima dell’entrata in vigore di nuove e ferree regole dell’unione europea contro il lavoro nero degli immigrati. All’artigiano, al piccolo imprenditore, ai singoli cittadini viene concessa per un brevissimo periodo la possibilità di entrare nella legalità piuttosto che essere denunciati . È un’unica opportunità”.
“Voglio ricordare – ha aggiuto – che il ravvedimento operoso è stato inviato in base a una richiesta della Camera e del Senato nei modi e i tempi che il Parlamento aveva ritenuti giusti. Le regole e i requisiti sono quelli votati dal Senato lo scorso 5 giugno, con il voto favorevole del gruppo della Lega Nord Padania”.
Nell’interrogazione veniva anche “prospettato il paragone con i lavoratori italiani e l’esistenza di rischi come se l’azione del governo e le decisioni del Parlamento volessero creare danni alla comunità nazionale. Tale giudizio – ha risposto Riccarsi – è irricevibile dal momento che gli italiani possono diventare regolari mentre agli stranieri, irregolari e clandestini, questo non è concesso”.
Tra contributo forfettario e arretrati, ha aggiunto il ministro, “il datore di lavoro dovrà versare dai 4300 ai 14mila euro”. Una situazione ben diversa rispetto ai provvedimenti dei governi passati: “Mi permetto di ricordare – ha concluso – che le due sanatorie bossi fini hanno riguardato 700mila immigrati, ed era sufficiente versare 280 euro, mentre la sanatoria del ministro Maroni ha coinvolto 300mila persone ed era sufficiente il contributo forfetario onnicomprensivo di 500 euro e null’altro”.
EP